22 mag 2012

“Lamento” della lapide che ricorda l’eccidio di Modica del 1921 *




E’ maturato il tempo per fare e dire qualcosa. Visto che nessuno trova il tempo per dedicarci qualche riga, quest’anno, prima dell’annuale ricordo del 29 maggio 1921, che è stato segnato dalla Storia come l’”Eccidio di Modica”, ho deciso di liberarmi di un “grumo culturale” che molte lapidi, come me, conservano da moltissimi anni nel loro cuore.
E’ vero che è proprio nella nostra natura di lapide dire qualche piccola bugia, enfatizzando qualità oppure esagerando orrori, basta dare un’occhiata alle lapidi del cimitero; è vero anche che quelle di noi che riproducono messaggi impegnativi e ricordi pregnanti più delle altre sono costrette dall’uomo alla insincerità.
Spesso molto spesso, ed è la storia a confermarlo, svolgiamo la funzione di testimoniare la stupidità umana, specie quando ad ogni cambio di regime, quasi sempre, persone democratiche e civilissime vengono a frantumarci con quel maledetto martello pensando di distruggere con i segni anche la storia.
Se potessi, farei preparare una lapide per ricordare quelle mie tre antenate che, come documenta Giovanni Maria Pisana nel suo “La visita a Modica delle LL. MM: Ferdinando II e Maria Teresa di Borbone nel 1844″ [edizioni «Associazione culturale "Dialogo''», Modica 2008], realizzate per ricordare la visita dei sovrani borbonici nella nostra città, dagli ingressi delle chiese madri di San Pietro e San Giorgio e da quello del Palazzo di Città (Palazo Salemi), dopo una annosa corrispondenza tra casa reale e comune di Modica per definirne il contenuto non si sa che fine fecero anche se è facile immaginare che furono raggiunte dal solito sciocco martello che distrugge lapidi e manifesta imbecillità.
Non meno traumatica fu la fine di quell’altra mia più recente parente che intorno al 1910 il Comune di Modica fece fissare sulla facciata dell’attuale Palazzo della cultura che con i versi del Prof. Mario Rapisardi dell’Università di Catania, in occasione della morte dell’anticlericale spagnolo Francisco Ferrer , esortò: “Contro l’idea levò il pugnale la setta che non perdona. Contro la setta, levi il popolo la fede.”
La “lapide Ferrer”, secondo i più normali riti della idiozia umana, nata dalla furia anticlericale doveva essere frantumata dalla rabbia fascista contro l’attentato al Duce da parte Zaniboni del 1925.
Circa 10 anni dopo, il fascistissimo avvocato Stefano Rizzone Viola, sulla stessa facciata poggiava una lunga scala di legno e sollevato in alto dagli “eia eia alalà” di una folla plaudente che attorniava la base della scala, fissava al muro una lapide per dichiarare al mondo il disprezzo dei modicani all’Inghilterra ed alla “Società delle Nazioni” che avevano imposto le sanzioni economiche contro l’Italia.
E li rimase, tranquilla, fino a quando nel 1943 con il rombo dei carri armati degli “Alleati” avvertì i segni della fine, infatti, di li a poco, sembra che il commerciante Vasco, che per tutti questi anni forse l’aveva sopportata dal suo negozio di fronte, l’abbia distrutta insieme a quella della casa del fascio nello stesso fabbricato.
Rispetto a questi precedenti io, tutto sommato, sono tranquilla: non vedo all’orizzonte presupposti sociali e politici che possano fare avvicinare martelli che mi possano distruggere. Penso che morirò di oblio; è dal 1951 che ogni anno, puntuale è sempre arrivato un corteo con la corona che però ho visto, nel succedersi degli anni, sempre meno numeroso e partecipe, segno che sparirà.
E sarà un bene: niente corone meglio qualche persona commossa che avendo letto qualche libro si fermerà un attimo, appena un attimo, per ricordare il sangue versato da nove figli del popolo modicano per costruire la storia della nostra città e si segnerà con il segno della croce.
Sarà, allora, anche per me il tempo dei ricordi e, quando mi rileggerò, ritornerò a chiedermi perché, nonostante ben due processi in cui furono assolti i fascisti, politici ed eminenti sedicenti storici mi hanno costretto alla bugia, quantomeno giuridica, di definirla “strage fascista”.
Verrà comunque il tempo in cui alla gratitudine per la testimonianza resa da questi nostri umili padri si affiancherà la compassione malinconica per quanti, anno dopo anno, con corone, comizi infuocati e cerimonie più ieratiche che di riconoscente silenzio, per più di sessant’anni hanno, senza scrupoli, strumentalizzato il sangue di nove umili lavoratori per tornaconti di greve ideologismo e di proprie carriere politiche ed accademiche.
Nota: a chi volesse sentire anche la ‘campana’ che per 60 anni circa, i nostri storici locali, non hanno fatto suonare posso inviare, nel formato pdf il mio libello ‘Biennio rosso in periferia. 29 maggio 1921: il conflitto di Modica’ nel quale è riprodotto il rapporto dell’Ispettore generale di P.S. Adolfo Lutrario.

di  Carmelo Modica
* fonte=http://www.radiortm.it/2012/05/21/lamento-della-lapide-che-ricorda-leccidio-di-modica-del-1921/

1 commento:

Forza Nuova Coordinamento Ibleo ha detto...

Già ... l'oblio! Forse quella sarà la giusta fine di un ricordo bugiardo, ad altri il compito di non dimenticare, di non affievolire, il ricordo di un passato sospeso in questo presente proteso in un futuro ora più che allora incerto.