Le rovine.
Non c'è uomo che non sia cieco e che non veda come questa ricca Terra sia divenuta un cumulo di rovine. Rovina il podere del contadino, rovina il villaggio (pugno di uomini amareggiati che si lamentano), rovina il comune, rovina il circondario, rovinano i monti privi di abitanti, rovinano i campi incolti che non producono più nulla per il povero contadino, rovina il bilancio dello Stato, rovina il paese.
E sopra queste rovine che si estendono su tutta la terra romena un gruppo di vili, un gruppo di imbecilli, un gruppo di criminali senza pudore hanno innalzato i loro palazzi, quasi a sfidare la terra che geme di dolore e a umiliare la tua sofferenza, contadino romeno!
Al mondo non si vide mai un quadro più deplorevole, più doloroso e più sfacciato. Sopra milioni di poderi che vanno in rovina, sopra milioni di povere anime che gemono, si innalza beffardo il palazzo criminale del saccheggiatore della terra. Chi è costui? Cercatelo per le città sromenizzate e lo troverete. È l'imboscato del 1916. È l'eroe dei 100 km. lontano dal fronte o il traditore dei suoi fratelli e della sua terra; è l'arricchito di guerra, l'uomo d'affari, il profittatore del sangue che tu hai versato goccia a goccia dal profondo delle tue ferite.
Quando nel 1918 sei ritornato, ti sei inchinato davanti a loro, vedendolo grasso, ben vestito, mentre tu eri ricoperto di cenci; da allora egli ti ha preso in affitto, mentre tu sei caduto in suo potere con la terra che tu hai creata sui campi di battaglia.
Quale destino può avere questa povera terra, quando uno Stere, condannato a morte per alto tradimento e poi graziato, è capo di partito in Romania; quando un Socor, condannato e degradato per tradimento, è parlamentare e direttore di giornale e dirige la politica romena? Quando tanti imboscati stanno alla guida del paese? Abbiamo innalzato una bandiera. Contro di loro, contro coloro che hanno rovinato il paese, contro le torme di stranieri e di sromenizzati che ci hanno succhiato anche il midollo dalle ossa, noi abbiamo innalzato una bandiera. Quando ci siamo avviati all'ombra di questa bandiera, abbiamo chiesto la benedizione dei soldati caduti sul campo di battaglia per la Grande Romania e abbiamo fatto appello a tutti coloro che sono rimasti in vita dopo quelle lotte difficili. Questa bandiera vendicatrice ha sconfitto a Neamtz le schiere sfrontate dei politicanti. Questa bandiera le ha disperse a Tutova. Questa bandiera, santificata in due battaglie, la portiamo da un capo all'altro di questa terra. Essa infonde coraggio ai nostri e ispira il terrore nei nemici.
Ci siamo chiamati legionari. Noi, servitori di questa bandiera, non ci siamo solennemente impegnati per depredare il paese, non ci siamo solennemente impegnati per guadagnar partigiani a cui permettere di rosicchiare le ossa del paese.
Noi ci siamo solennemente impegnati a rimanere poveri fino alla tomba: si impoveriscano anche quelli fra noi che sono ricchi, ma ci siamo solennemente impegnati a vincere. A vincere e a compiere le nostre vendette. Siamo pronti al sacrificio, siamo tutti pronti morire.
Così siamo noi, i legionari. Invano e a torto ci hanno confusi alcuni della città e della provincia, credendo che noi lottiamo per renderli nostri seguaci e per dar loro in pasto questa terra.
No, noi non lottiamo per questo!
C. Z. C.
1 commento:
non si può avere un'idea di sè come una persona che continua a lottare se non si crede fermamente nel proprio ideale.perchè scompare il fine supremo della lotta...e si subentra nella stagnazione,nell'inutilità e nell'immobilità della propria esistenza che è lotta.la lotta è vita.
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