7 dic 2010

Marocchinate di ieri e di oggi insomma. Historia magistra vitae

C’è una vicenda storica che pochi conoscono, e che vale la pena di ricordare con le ultime notizie di cronaca nera dell’arresto per l’omicidio della tredicenne bergamasca Yara Gambrisio di un tunisino e dellla strage di otto ciclisti in Calabria da parte di un immigrato marocchino regolare sotto l’effetto di stupefacenti ed al quale era stata sequestrata la patente. Se aggiungiamo poi le quasi quotidiane vicende di atti criminosi (soprattutto violenze sessuali) che vedono protagonisti nordafricani nel nostro paese, possiamo benissimo partire con l’excursus storico: le marocchinate. Con questo termine infatti, sono passati alla Storia (ma non alla storiografia ufficiale) gli stupri di massa posti in atto in Italia nella seconda guerra mondiale da appartenenti marocchini alla truppe Alleate.Non per niente (vedere l’immagine sottostante) il manifesto di Gino Bocassile all’epoca raffigurava proprio sotto la scritta “Difendila!” un soldato negro che violentava una ragazza italiana. Quel manifesto era tutt’altro che una sintomo della propaganda razzista della Repubblica Sociale Italiana, ma era un appello a salvare le vite di parecchie persone di ambo i sessi che erano destinate a subire questo trattamento da parte dei “liberatori dalla pelle scura”. Un manifesto che se oggi fosse riproposto da qualche partito per una campagna elettorale sicuramente riscuoterebbe gran successo.
Ma ora, prima di arrivare ad un giudizio sui fatti attuali, diamo qualche dato storico.
Chi erano questi marocchini (e algerini)che arrivarono in Italia? Erano nient’altro che delle truppe coloniali francesi arruolate contro l’Asse nel Goums Marocains, un reparto con scarsa organizzazione e di esigue dimensioni.
La pratica delle marocchinate iniziò in Sicilia al momento dello sbarco nel 1943.
Ma l’apice lo si ebbe il 14 maggio 1944, quando i Goumiers, attraversando un terreno apparentemente insuperabile nei monti Aurunci, aggirarono le linee difensive tedesche nell’adiacente valle del Liri consentendo al XIII Corpo britannico di sfondare la linea Gustav e di avanzare fino alla successiva linea di difesa predisposta dalle truppe germaniche, la linea Adolf Hitler. In seguito a questa battaglia il generale Alphonse Juin avrebbe dato ai suoi soldati cinquanta ore di “libertà”, durante le quali si verificarono i saccheggi dei paesi e le violenze sulla popolazione denominate appunto marocchinate. Il volantino del generale Juin recava il seguente testo: “Soldati! Questa volta non è solo la libertà delle vostre terre che vi offro se vincerete questa battaglia. Alle spalle del nemico vi sono donne, case, c’è un vino tra i migliori del mondo, c’è dell’oro. Tutto ciò sarà vostro se vincerete. Dovrete uccidere i tedeschi fino all’ultimo uomo e passare ad ogni costo. Quello che vi ho detto e promesso mantengo. Per cinquanta ore sarete i padroni assoluti di ciò che troverete al di là del nemico. Nessuno vi punirà per ciò che farete, nessuno vi chiederà conto di ciò che prenderete”.
Secondo i dati del Ministero degli Interni, poi trasmessi alla Commissione alleata di controllo ci furono circa 2.000-3.000 stupri di donne, molte delle quali furono contagiate da malattie veneree, circa 800 uomini sodomizzati, molti dei quali successivamente assassinati tramite impalatura, oltre a un centinaio di omicidi e la distruzione di 811 case poi incendiate.
« Tutte le donne di Patrica, Pofi, Isoletta, Supino, e Morolo sono state violentate…. A Lenola il 21 maggio hanno stuprato cinquanta donne, e siccome non c’erano abbastanza per tutti hanno violentato anche i bambini e i vecchi..I Marocchini di solito aggrediscono le donne in due -uno ha un rapporto normale, mentre l’altro la sodomizza. », scrisse lo scrittore inglese Norman Lewis (all’epoca ufficiale britannico) nel libro “Napoli ’44″.
Addirittura l’allora Papa Pio XII sollecitò il generale Charles De Gaulle a prendere dei provvedimenti. Richiamo purtroppo finito nel vuoto, dato che le autorità francesi stesse hanno sempre negato e respinto ogni addebito.
Come tutte le vicende storiche non politicamente corrette, dato che con questa trattazione cadrebbero sia il mito storico dell’eroismo alleato, sia il mito (ben più attuale) che vorrebbe far passare l’Italia come vocata ad essere la terra di conquista di bande di nordafricani, le marocchinate sono rimaste (come le foibe per sessant’anni) e rimangono nel dimenticatoio degli archivi di Stato.
Guai a parlare di questa vicenda sui testi di Storia delle scuole: qualche bambino marocchino o algerino potrebbe essere urtato nella sua sensibilità dal razzismo italico. E magari qualcuno commenterebbe : “Sessant’anni fa come oggi, questi sono rimasti uguali”. E infatti, ipocrisia su ipocrisia, la vicenda è destinata a rimanere sconosciuta ancora a lungo.
Di recente lo storico biellese Roberto Gremmo ha proprio pubblicato un libro (il primo in Italia sull’argomento) dal titolo
“Le Marocchinate, gli alleati e la guerra ai civili. Le vittime dell’occupazione militare straniera nell’Italia liberata (1943-1947)”, per la casa editrice Storia Ribelle. Un testo che – come tutti i resoconti di Gremmo – riesce con grande obiettività a ricostruire gli eventi che hanno visto la popolazione italiana durante l’occupazione Alleata in balìa della peggiore feccia del Nord Africa, e che consiglio di regalare ai propri amici per Natale.
Già sessant’anni fa come allora, l’Italia era stata considerata terra di conquista, con un ottimo vino, con dell’oro e delle belle donne da fare proprie. Allora si era in un vero e proprio conflitto armato, oggi sempre di conflitto si tratta, seppure sotto altre forme.
Marocchinate di ieri e di oggi insomma. Historia magistra vitae, la Storia è maestra di vita. Io ho sempre sostenuto che moltissimi problemi dell’Europa di oggi sono ricollegabili all’esito del secondo conflitto mondiale, e le quotidiane vicende di cronaca nera che ci riportano proprio a quei fatti, che a distanza di decenni si ripetono: la storia è ciclica, oltre ad essere fonte di insegnamenti per il futuro.
Oggi come allora, forti dell’insegnamenti del passato e della speranza che la ciclicità storica giri nel senso noi favorevole, difendiamo la nostra Patria e le nostre Donne dall’invasore.

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