4 dic 2010

Il vero nemico di Israele:Il drammatico incendio del Monte Carmelo visto da Gaza*

Il vero nemico di Israele




Il drammatico incendio del Monte 
Carmelo visto da Gaza
scritto per Peace Reporter 
da Vittorio Arrigoni - Gaza City

La festa ebraica delle Luci, la Hanukkah,
 ha messo in luce
 il vero nemico d'Israele: Israele stesso.

E' salito a quarantadue il numero dei morti
 nel terribile incendio che
 da ieri sta divorando i boschi del monte
 Carmelo, nei pressi della città
 di Haifa. Mentre la stampa critica pesantemente le autorità e gli
apparati di soccorso nazionali, il governo ammette di essere
stato colto di sorpresa e di non riuscire a domare da solo l'inferno
 che in 24 ore ha ridotto in cenere quasi quattro mila ettari di terra
 e ha causato l'evacuazione di ventimila persone.

Si attendono in Israele gli arrivi di una ventina di mezzi di soccorso da Europa, Stati Uniti, Egitto,
 Giordania e perfino dalla Turchia, primo atto di distensione fra i due paesi voluto dal premier
Erdoğan dopo la crisi politica conseguente al massacro di civili turchi a bordo della nave Mavi
Marmara da parte di commandos israeliani.

Un Paese che spende ogni anno il 12,3 percento del suo Pil per la sicurezza
 (la maggioranza dei paesi dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo
 Economico spendono   l'1-2 percento del loro Pil per la sicurezza) per la difesa contro
i pericoli esterni, per lo più immaginari,
 certamente esagerati, non può fingere di essere sorpreso. Solo all'inizio di ottobre alla
firma del contratto di acquisto di venti cacciabombardieri F-35A Lightning II dagli Stati Uniti,
per un importo di 2,75 miliardi di dollari, il premier Netanyahu definì la spesa come "vitale"
per la difesa della nazione. Ed eccoci ad oggi, ad una scintilla su un terreno arido nelle periferia
di Haifa che in poche ore cause quarantadue morti, molte più vittime di quante ne possa
 provocare il terrorismo palestinese in dieci anni.

Forse era più intelligente e responsabile acquistare qualche cacciabombardiere in meno e
qualche Canadair in più, invece di richiederne disperatamente da Grecia e Cipro.

In un Paese in cui l'opinione pubblica è stata addomesticata ad adottare la paura del
nemico esterno, degli arabi, come il pilastro principale della politica e della cultura non
 risulta paradossale avere a disposizione un arsenale di centinaia di testate nucleari,
 e contemporaneamente un corpo di vigili del fuoco da realtà terzomondista.
Tranne quando avviene una strage come questa a risvegliare dal torpore le coscienze.

Israele è questo, un Paese dove l'establishment della difesa dedica quasi tutte
le sue risorse per sviluppare tecnologie sempre più avveniristiche, e insieme, secondo
 quanto denuncia oggi l'associazione dei pompieri israeliani, mentre gli standard internazionali
 richiedono un vigile del fuoco ogni mille cittadini, un paese in cui questo rapporto
è di solo uno ogni diecimila. Lo scandalo delle incompetenze dinnanzi alla più grande
catastrofe naturale della storia d'Israele, sta facendo divampare le fiamme da Haifa
 sulle fondamenta della Knesset, il Parlamento israeliano.

Il governo vacilla sotto il peso delle critiche e la prima testa destinata a cadere
sembra essere quella del ministro degli Interni Eli Yishai. Leader del partito della
destra religiosa Shas, noto razzista, Yishai è il responsabile dei progetti edilizi
per i coloni israeliani in Cisgiordania, ed è anche il principale teorico
 dell'esistenza di una sorta di gene ebraico acquisibile per conversione (a detta sua:
 "Un convertito, se si converte attraverso l'ortodossia, ha un gene ebraico''): in pratica
 la teoria nazista della razza superiore in chiave mistica israeliana.

Ieri notte un prefisso israeliano è apparso sul display del mio telefonino:
 un caro e vecchio amico mi avvisava di una voce inquietante che gira per Israele.
"Il governo farà di tutto per restare in sella, e piuttosto che pagare il prezzo della sua
imperizia, potrebbe costruire ad arte la matrice di questo inferno come un attentato.
Magari su mandato di Gaza." Allora l'incendio che si sta inghiottendo i boschi di Haifa
 sarebbe uno scherzo rispetto alla coperta di lava magmatica che ricoprirebbe la Striscia.


Vittorio Arrigoni,
 Gaza City

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