“Charlie Hebdo” è un giornale in cui, fin dalla sua fondazione, la
satira è stata posta al servizio di una filosofia di vita anarchica e
libertaria. Esso può essere considerato un’espressione estrema ma
coerente del relativismo dell’Occidente contemporaneo. “Charlie Hebdo” è
celebre per le caricature di Maometto pubblicate a partire dal 2006, ma
non vanno dimenticate le immonde vignette blasfeme pubblicate nel 2012
per rivendicare l’unione omosessuale.
Il gruppo di terroristi che, il 7 gennaio 2015, ha sterminato la
redazione di “Charlie Hebdo” è a sua volta un’espressione estrema, ma
coerente, del mondo islamico e ha manifestato nella sua furia omicida,
l’odio che l’Islam intero nutre nei confronti dell’Occidente.
Come non vedere in quest’episodio la prefigurazione del destino che
attende l’Occidente, incapace di contrapporre all’Islam le proprie
risorse spirituali e morali, e illuso sulla possibilità che il cedimento
al pensiero relativista e la politica della mano tesa verso l’Islam
possano scongiurare i pericoli che si addensano sul nostro futuro?
Il 4 dicembre 2012 la Fondazione Lepanto, l’Associazione Famiglia
Domani e altri rappresentanti qualificati di gruppi e siti che operano
nel mondo cattolico consegnarono al padre Federico Lombardi direttore
della Sala Stampa Vaticana, 3.905 firme, per chiedere alla Santa Sede di
elevare una protesta vibrante e fare i passi necessari presso il
governo francese affinché mai più si ripetessero episodi di questo
genere. Nell’appello si leggeva:
“Si può ancora tacere? Oscenità e blasfemia si confondono nella
sordida provocazione di un giornale francese, autore di una vignetta in
cui per rivendicare l’unione omosessuale, violazione estrema della legge
naturale, si oltraggia in modo inammissibile la Santissima Trinità,
mistero centrale della fede cristiana.
No, non è possibile mantenere il silenzio: è necessario che la
Santa Sede esprima pubblicamente la sua indignazione, come stanno
facendo tanti semplici cattolici in Francia e in Europa. E poiché Lei è
portavoce della Santa Sede, a Lei ci rivolgiamo affinché si faccia
nostro portavoce presso le supreme autorità ecclesiastiche, alle quali
chiediamo di elevare una protesta vibrante e fare i passi necessari
presso il governo francese affinché mai più si ripeta una vergogna del
genere. Che la voce degli uomini si alzi prima della mano di Dio, che da
nessuno può essere impunemente irriso (Gal. 6, 7)!”
Oggi il nostro dolore non deve essere solo per le vittime dei
massacri, a Parigi e nel mondo intero, ma soprattutto per la
trasgressione pubblica e sistematica della legge naturale e divina e per
il silenzio di chi, di fronte a questa trasgressione e a questi
massacri, avrebbe il dovere di levare la voce. Imitiamo Nostro Signore
che piangeva su Gerusalemme, prevedendone la distruzione per i suoi
peccati, e leviamo in alto la sua Croce, che è odiata e vilipesa
dall’Islam e dal relativismo contemporaneo, ma che resta l’infallibile
segno di lotta e di vittoria per ogni cristiano.
Fondazione Lepanto
Roma, 7 gennaio 2015
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