Aveva trovato lavoro come “tata” presso una ricca famiglia di Ryad che l’aveva messa ad accudire il decimo figlio neonato, ma dopo 10 giorni il bimbo le è morto tra le braccia. Una fatalità secondo la ragazza e secondo le organizzazioni per i diritti umani che spiegano che, condotta alla polizia e torturata la giovane è stata costretta a firmare un foglio scritto in arabo (a lei incomprensibile) dove annetteva le proprie colpe.
Una volta tradotto la ragazza ha sconfessato tutto, ma ormai la sentenza era scritta e a nulla sono vale le proteste del suo paese e quelle di Asian Human Right Watch secondo cui “non c’è dubbio che l’accusa di omicidio contro Rizana è sbagliata. Le leggi in Arabia saudita sono molto al di sotto di ogni norma di legalità e procedura investigativa universalmente accettate. Nel suo processo, non è stata rispettata alcuna garanzia di trasparenza”.
continua= http://www.mattinonline.ch/rizana-nafeek-e-stata-decapitata-ieri-in-arabia-saudita/
Come si dice anche
nell’articolo, cosa sarebbe successo se invece che in Arabia Saudita,
paese alleato della NATO, attraverso l’alleanza strategica regionale
dello Scudo della Penisola, che riunisce i paesi arabi filoamericani del
Medio Oriente, questo fatto, ovvero la decapitazione di un condannato,
fosse accaduto in Iran, paese indipendente dall’egemonia nordamericana?
Tutti noi ricordiamo la
mobilitazione per Sakineh, qualche anno fa, donna che secondo i media
doveva essere lapidata, ma che poi alla fine non subì quella pena. Ci
ricordiamo perfettamente come una vicenda di quel genere fu
strumentalizzata; oggi invece nessuno si esprime su vicende di questo
tipo, quando accadono in paesi “alleati”. Questo ci sembra una forma di
dirittumanismo part-time, a seconda delle convenienze, a seconda delle
opportunità.
continua= http://www.atuttadestra.net/index.php/archives/196141
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