I venezuelani lo stanno gridando da ore, nelle piazze piene a ricordare
il Comandante: “La lucha sigue”. E con loro noi, innamorati fin dal
principio della Rivoluzione bolivariana, di quella marcia lunga ed
esaltante che in 14 anni ha cambiato il volto non solo del Venezuela, ma
di tutta l’America Latina.
Da sognatori avevamo visto, negli anni,
materializzarsi le nostre speranze in un cambiamento che ponesse al
centro la dignità dell’essere umano, la realizzazione del socialismo
immaginato.
In un luogo lontano i nostri sogni si sono realizzati
sulle gambe di un indio ispirato da Simon Bolivar, che ha attraversato
la storia dell’America Latina e del mondo e ha lasciato una preziosa
eredità: popoli consapevoli, in marcia verso la giustizia sociale, la
solidarietà, la sovranità. Non è retorica dire che Hugo Chávez ha amato
profondamente il suo popolo e tutti quelli che combattevano per la loro
libertà.
Volere e garantire educazione, sanità, casa, tutele sociali, significa amare il popolo, essere parte di esso.
Chávez lo era, non proveniva dalle altolocate famiglie venezuelane che
prima di lui si alternavano nella gestione del Paese ritenuto una preda
personale. Le sue origini erano modeste: figlio di un maestro
elementare, poi militare, nella figura del Libertador vide il futuro
della Patria Grande latinoamericana. Ha sognato ad occhi aperti, e quei
sogni li ha fatti diventare reali, dedicando alla Rivoluzione tutta la
vita, il tempo, i pensieri, le azioni.
Dove si lotta per mettere il
popolo al centro di tutto c’è poco spazio per il politicamente corretto,
per gli equilibrismi diplomatici: il Comandante si è schierato in ogni
momento con i popoli liberi e con gli uomini additati dalla “comunità
internazionale” come nemici della democrazia. Lui stesso faceva parte di
questa lista nera. Lui, eletto democraticamente in un Paese nel quale è
previsto un referendum di revoca della presidenza, nel quale i media
privati in mano agli oligarchi locali hanno cercato sistematicamente di
distruggerlo, perfino istigandone l’uccisione. Il gregge schierato a
difesa degli interessi dei più forti lo dipingeva e continuerà a farlo
come un populista dai tratti autoritari.
La realtà la conoscono i
venezuelani che hanno sconfitto l’analfabetismo, che godono della sanità
di base, di alloggi e dell’assistenza sociale.
La conoscono i
popoli latinoamericani che si sentono sempre più una sola grande entità e
sempre meno “cortile di casa” degli Stati Uniti, primo grande nemico e
accusatore di Hugo Chávez.
* continua ----------->
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