4 gen 2013

Acca Larentia 2013


E ti trovi una mattina e ti chiedi cosa è sato,
righettare i tuoi pensieri sulle cose del passato,
prendi un fazzoletto nero che conservi in un cassetto.
Cominciava tutto un giorno,forse un giorno maledetto,
frequentando certa gente di sicuro differente,
è un battesimo di rito con il fiato stretto in gola,
quando già finiva a pugni sui portoni della scuola,
e inciampare in un destino che ti cresceva dentro dea bambino,
ed un ciondolo d'argento che ti tieni stretto al collo,
odio e amore per cercare di capire una logica ideale,
una logica ideale in cui ciecamente credi.

E tua madre piange sola,e ti osserva dietro i vetri,
perchè sa che non perdona questa guerra,
perchè sa che non ha pace,la sua terra.
Un prtito,vecchia storia,un'identità che scootta,
nell'ambiguità di sempre come un senso di sconfitta,
e ignorare circostanze,giochi assurdi di potere,
che ne sai di quel passato di nostalgiche illusioni,
di un confronto che da sempre si è attuato coi bastoni?
Esentirsi viver dentro,a vent'anni,all'occasione
per cercar di dare un senso alla tua Rivoluzione.
Poi una sera di gennaio resta fissa nei pensieri,
tropposangue sparso sopra i marciapiedi
e la tua disperazione scagliò al vento le bandiere,
gonfiò l'aria di vendetta senza lutto,nè preghiere,
su quei passi da gigante per un attimo esitare,
scaricando poi la rabbia nelle auto lungo il viale
fra le lacrime ed i vortici di fumo
da quei giorni la promessa di restare,tutti figli di nessuno.
Pochi giorni di prigione ti rischiarano la vista
dimmi,come ci si sente con un'ombra da estremista?
cosa provi nele farse di avvocati e tribunali?
Ed Alberto che è finito,dentro l'occhio di un mirino
la Democrazia mandante,un agente l'assassino.
E Francesco che è volato sull'asfalto di un cortile,
con le chiavi strette in mano,strano modo di morire.
Braccia tese ai funerali ed un coro comtro il vento,
"OGGI è MORTO UN CAMERATA,NE RINASCONO ALTRI CENTO".
E il silenzio di un'accusa che rimbalza su ogni muro,
questa volta pagherannio te lo giuro.

Poi la sfida nelle piazze ed i sassi nelle mani,
caroselli di sirene echi sempre più lontani,
quelle bare non ancora vendicate
e le ferite quasi mai rimarginate.

Ma poi il vento soffiò forte,ti donò quell'occasione
di combattere il sistema in un'altra posizione,
tra la fine del marxismo e i riflussi del momento,
costruire un movimento tra le angosce dei quartieri.
Ed un popolo,una lotta chiodo fisso nei pensieri
e generazioni nuove in cui tu credevi tanto.
Poi quel botto alla stazione che cancella tutto quanto.
E al segnale stabilito si da il via alla grande caccia,
i fucili che ora puntano alla faccia,
le retate in grande stile dentro l'occho del ciclone,
tra le spire della santa inquisizione.

Poi le tappe di una crisi,di una storia consumata,
di chi trova la sua morte armi in pugno nella strada,
di chi chiude nei cassetti anche l'ultima speranza.

Eti svegli una mattina,sulle labbra una canzone,
e l'immagine si perde sulla tua generazione,
quei ragazzi un pò riebelli un pò guerrieri,
che hanno chiuso nei cassetti,
TANTI FAZZOLETTI NERI.

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