17 set 2010

Scoperta in Slovenia una fossa comune con 700 cadaveri: “I resti delle vittime di Tito” *


La fossa si trova al confine con la Carinzia. I corpi sono per lo più di cittadini sloveni: uomini e donne sono stati fatti inginocchiare e sono stati fucilati dalle truppe jugo-comuniste di Tito. La scoperta è stata fatta da un gruppo di studiosi incaricato dal governo di Lubiana. Un po’ alla volta si va completando il mosaico dell’odio e della ferocia che sconvolsero le zone slovene al confine con l’Austria e con il Friuli Venezia Giulia. Ieri è stato dato l’annuncio del ritrovamento di un’altra fossa comune, scavata dai partigiani di Tito alla fine della Seconda guerra mondiale per fare sparire le loro vittime.Si trova a Leše, su una collinetta accanto a una chiesa dedicata a Sant’Anna. Dentro vi sono i corpi di circa 700 uomini e donne. Sepolture di questo genere – in foibe, in gallerie di miniere abbandonate, in fosse scavate appositamente – ne sono state trovate finora circa 600.Quella di Leše purtroppo non sarà l’ultima e la sua scoperta aiuta anch’essa ...

... a comprendere le dimensioni di una tragedia negata per decenni e ora finalmente riconosciuta e documentata, grazie alla volontà del governo sloveno di fare piena luce sugli episodi di barbarie avvenuti sul suo territorio nel maggio 1945.L’annuncio dell’individuazione della nuova fossa è stato dato da Marko Strovs, responsabile della Commissione istituita dal governo sloveno per individuare i luoghi di sepoltura – o piuttosto occultamento – delle vittime di Tito.

Dei 700 cadaveri ritrovati, un centinaio sarebbero di cittadini austriaci. Nonostante le smentite ufficiali di Belgrado, infatti, era nota la sorte toccata a molti austriaci, anche appartenenti alla minoranza slovena: non solo ex nazisti o collaborazionisti del regime di Hitler ma anche persone innocenti che avevano avuto solo la colpa di essere benestanti e quindi considerati nemici di classe dai comunisti o di parlare il tedesco e pertanto sospetti di complicità nella guerra di sterminio del Terzo Reich.

Proprio per queste ragioni già 20 anni fa, subito dopo l’indipendenza della Slovenia, accanto alla Chiesetta di Sant’Anna il Comune carinziano di Bleiburg aveva ottenuto dalle autorità slovene il permesso di erigere un monumento in ricordo delle vittime dei partigiani. Allora non si sapeva ancora che alcune di esse erano sepolte proprio in quella zona. La notizia è stata data ieri da Strovs. La fossa si trova non molto distante, a Sud della Chiesetta di Sant’Anna.

È lunga 21 metri e larga oltre tre. I tecnici della Direzione di polizia di Slovenj Gradec hanno trovato sulle salme segni di fratture e lesioni dovute a percosse e a colpi d’arma da fuoco. Abitanti di Lischa hanno riferito ciò che avevano sentito raccontare dai loro genitori e nonni e cioè che negli ultimi giorni di maggio del 1945 erano stati visti arrivare in paese 19 camion carichi di prigionieri, che avevano proseguito il viaggio “verso il bosco”. Di essi non si era saputo più nulla, né alcuno aveva osato chiedere che cosa ne fosse accaduto. “La maggior parte delle vittime – ha riferito Trovs – al momento dell’uccisione erano inginocchiate e così sono state trovate nella fossa”. Il luogo ora è vigilato dalla polizia.

Il Tribunale e la Procura di Lubiana decideranno nei prossimi giorni quali altri passi compiere, prima di dare una nuova, più decorosa sepoltura alle vittime. [Fonte: Ass.ne Naz.le Venezia Giulia e Dalmazia]


*fonte=http://www.pontifex.roma.it/index.php/editoriale/esteri/5430-scoperta-in-slovenia-una-fossa-comune-con-700-cadaveri-i-resti-delle-vittime-di-tito

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