24 apr 2013

25 Aprile: Festeggi?

Giuseppina Ghersi ebbe forse (o probabilmente) una sola colpa nella sua vita: aver scritto un tema che la maestra inviò al Duce, ottenendone i complimenti, seppure la piccola venne sospettata di collaborazionismo con i nazifascisti, già dal 1944. In ogni caso, prigioniera dei partigiani morì terribilmente, dopo atroci violenze, nel campo di prigionia dove venne rinchiusa con i genitori, miracolosamente scampati alla stessa fine:

… erano terribili le condizioni in cui l’ avevano ridotta, evidentemente avevano infierito in maniera brutale su di lei, senza riuscire a cancellare la sua giovane età… Una maschera di sangue, con un occhio bluastro, tumefatto e l’altro spalancato sull’inferno. Ricordo che non riuscivo, come paralizzato, a staccarmi da quella povera disarticolata marionetta, con un braccio irrigidito verso l’ alto, come a proteggere la fronte, mentre un dito spezzato era piegato verso il dorso della mano… 

Gianpaolo Pansa, nel suo Il Sangue dei Vinti: «… La mattina del 25 aprile, una ragazzina di 13 anni, Giuseppina Ghersi, studentessa delle magistrali alla “Rossello”, venne sequestrata in viale Dante Alighieri e scomparve. Apparteneva a una famiglia agiata, commercianti in ortofrutticoli. I Ghersi non erano neppure iscritti al PFN. Soltanto un loro parente, Attilio M., 33 anni, operaio, aveva la tessera del partito. (…) Forse era proprio costui all’origine del sequestro di Giuseppina. Secondo Numa, che ha ricostruito l’intero episodio, durante la guerra civile la ragazzina poteva aver visto qualcosa che non doveva vedere e l’aveva riferito all’Attillio. (…) I rapitori di Giuseppina decisero subito che lei aveva fatto la spia per i fascisti o per i tedeschi. Le tagliarono i capelli a zero. Le cosparsero la testa di vernice rossa. La condussero al campo di raccolta dei fascisti a Legino, sempre nel comune di Savona. Qui la pestarono e la violentarono. Una parente che era riuscita a rintracciarla a Legino la trovò ridotta allo stremo. La ragazzina piangeva. Implorava: “Aiutatemi!, mi vogliono uccidere”. Non ci fu il tempo di salvarla perché venne presto freddata con una raffica di mitra, vicino al cimitero di Zinola. Chi ne vide il cadavere, lo trovò in condizioni pietose.

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