20 gen 2012

Forconi: storie dalla Sicilia ...a Palermo

Nel cuore della protesta di Palermo

 Livesicilia.it – 18/1/2012

Rossella Accardo ha perso due figli. Marco Maiorana si è suicidato. Stefano Maiorana è scomparso col padre Antonio. L’ho incontrata più volte. E abbiamo discusso e scritto in lungo e in largo dell’oscurità della sua vicenda: di quei figli cresciuti e smarriti in una voragine. Ora è qui, in un camper alla rotonda di via Oreto, una delle sedi principali del blocco che sta mettendo in ginocchio Palermo. Quali strade hanno portato Rossella dal centro del suo dolore alla soglia di una protesta collettiva? Lo spiega lei: “Lo stato-mafia che uccide la Sicilia è lo stesso che ha inghiottito i miei ragazzi. Non posso sottrarmi alla lotta”. Accanto, a spartirsi la fetta delle rivendicazioni una strana compagnia dell’anello, per definire così biografie che sono convenute nel medesimo punto da percorsi diversi. Conosco anche Massimo Ursino, per averlo incrociato da cronista: è un militante di Forza Nuova.
Per arrivare in via Oreto ho attraversato una città immersa in un cupo dopoguerra. Poca umanità in giro. E’ notte, c’è freddo. Ingorghi alle pompe di benzina. Code luminose annunciate da un delirio di quattro frecce che lampeggiano con violenza. Palermo è un borgo sotto assedio. Mancano i viveri e il pane, cioè il carburante, genere di prima necessità del nostro ordinamento quotidiano.
Rossella Accardo racconta: “Rappresento il movimento dei Forconi”. Con lei, nel camper, c’è Francesco Tusa. C’è Sergio, tecnico accorso sulle barricate. Con Ursino c’è un altro ragazzo di Forza Nuova. Due signore stanno in un angolo dell’angusto abitacolo, con i vetri appannati dal fiato. Ci sono bandiere siciliane piantate ovunque. Non si dorme. L’oggetto magico è un bricco poggiato sul tavolino, col caffè. “I giornali ancora non hanno capito nulla – dice Tusa, sventolando qualche quotidiano – qui non siamo davanti alla solita rivendicazione, è una rivoluzione. E non sono solo gli autotrasportatori in lotta. Ci sono i pescatori, gli agricoltori, ci siamo io e Rossella per i Forconi, c’è Forza Nuova. C’è gente che mai si sarebbe coalizzata e adesso marcia insieme, ognuno al fianco dell’altro. Il momento è grave”. Massimo Ursino fa segno di sì con la testa. Conferma: “Stamattina con noi c’erano i ragazzi di Anomalia e dei centri sociali, il nostro opposto da un punto di vista ideologico. Non ci interessano più i vecchi steccati in cui il potere ci ha rinchiuso per dividerci. E’ una storia tramontata”. Gli chiedo se la sua presenza non confermi i sussurri e le polemiche: l’azione di agitatori politici nel movimento. Lui risponde: “E credi che le persone si farebbero manovrare da noi? Certo, sosteniamo il blocco”. Gli chiedo il motivo di tanta rabbia. Ursino replica: “Non è rabbia, è amore”.
Su una cosa concordiamo, noi racchiusi nel microcosmo del camper. La politica non ha capito niente o fa finta di nulla. Se non è un assalto a palazzo, poco ci manca. “Saremo presto davanti all’Ars – spiega Tusa -. I politici devono uscire e andare via. Chiederemo le chiavi dell’Assemblea. Spettano al popolo”. C’è tanta roba, anche ingenua, frullata dentro il camper, a far colare il liquido della sommossa.
Si chiacchiera, al cospetto del bricco di caffè, nel focolare domestico su quattro ruote. Sapete che ci sono grandi e crescenti disagi? Sapete che a Lentini è finita a coltellate e l’esasperazione monta? Lo sanno. “Condanniamo la violenza – è il coro unanime – ma è necessario dare un segnale forte”.
Rossella Accardo ha perso due figli. Disegna una piramide su un foglietto per rappresentare la struttura della gerarchia. Sotto – con due sbaffi di penna – il profilo di una base vessata: “Ci hanno tolto il respiro e la dignità. Mi hanno tolto tutto. Fino all’ultimo ho sperato che Stefano potesse tornare. Adesso so che non sarà così. Noi stavamo in via D’Amelio il 19 luglio del ’92. I bambini sentirono il botto della strage Borsellino. Mamma, che cos’è, la fine del mondo? Non accetto di averli amati e allevati per l’inferno. Dobbiamo cambiare tutto”. Obietto che non sarà così semplice e che esistono altri mezzi. Alla fine, stanno pagando i poveri per mano di altri poveri. Rossella non è d’accordo. Ma ci salutiamo con due baci.  Sergio il tecnico è rimasto in silenzio. Parla sull’orlo del congedo: “La Sicilia era una terra ricca. Chi ha letto qualche libro sa che è stata depredata”.
Le bandiere della Trinacria garriscono sul camper. Sono le undici meno due minuti. Il vento porta echi furibondi di clacson in gara per l’ultima goccia di benzina. E’ notte. Fa freddo. C’è qualche capitano coraggioso che abbia voglia di risalire sulla nave che affonda?

 

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