19 nov 2017

Il Soldato Politico

Riproponiamo uno scritto del 2011, sempre attuale, base e presupposto per l'attività di ogni militante:

Prima di intraprendere qualsiasi azione militante, prima di pianificare un programma di azioni che sfoci nella prassi politica di un movimento, occorre creare quell’ossatura interiore che serva a tener in piedi il nostro quotidiano agire nella società attuale.
Conoscere, innanzitutto, un mondo che non è più, ma che al contempo è sempre stato e sempre sarà, poichè non ha bisogno di essere realizzato per non perdere la sua validità eterna; quale è il mondo della Tradizione.
Conoscersi e mettersi alla prova, raccogliersi e custodire se stessi per decantarsi progressivamente e migliorarsi alla luce dello studio del mondo tradizionale, rispecchiandosi spontaneamente in una gerarchia di valori che il mondo moderno ha capovolto; avvertire, intuire, un polo attrattivo di principi, prenderne la dovuta consapevolezza affinando la propria anima sul modello tradizionale, disintossicarsi dalla modernità, allontanandosi poco per volta ma definitivamente dall’attuale prototipo di genere umano, degradato rovinosamente all’ultimo stadio d’essenza e di esistenza.
Intuizione, ricordo, consapevolezza; all’ombra di queste parole d’ordine deve svilupparsi dentro ognuno di noi, non già la figura del semplice militante, bensì quella del soldato politico che non conosce congedo, la cui lotta è eterna perché eterno è il suo fronte ideale, quello del bene che si oppone al male.
Delineare quindi la fisionomia del soldato politico è la prima esigenza che ci viene incontro; qualcuno l’ha considerato come “punto di intersezione tra il realismo eroico jùngheriano, il codice samurai, la spiritualità indù e la jihad islamica” (per comprendere appieno questo paradigma può venirci in aiuto un insieme di articoli di Evola raccolti nel testo “Metafisica della guerra” ed in particolar modo il capitolo de “La dottrina aria di lotta e vittoria”), ma riteniamo che l’esempio pratico cui tendere sia rappresentato dalla figura del legionario della Legione dell’Arcangelo Michele e della Guardia di Ferro costituite da Corneliu Zelea Codreanu in Romania.
Nell’essenza del soldato politico, quindi, forte è la figura archetipa dell’eroe, proprio come la delinea Max Scheler, docente tedesco di filosofia e di studi antropologici, nel suo testo “Modelli e capi”: Ma fra le qualità denominate specificatamente eroiche, e di cui il soldato politico farà tesoro, troviamo anzitutto la “padronanza di sé”, giacchè solo chi è in grado di esercitare il massimo potere su sé stesso, saprà esercitare il potere anche sugli altri.
IL soldato politico rappresenta, come abbiamo visto, un tipo antropologico distinto dall’individuo borghese tipico del mondo moderno. E’ l’uomo differenziato che “in essenza sente di essere di una razza diversa da quella della grandissima parte dei suoi contemporanei” e che scorge nel mondo della Tradizione (con la sua concezione sacrale, organica e gerarchica del tutto), la terra in cui non sarebbe uno straniero.
Si connota per l’aderenza ad una particolare conformazione interiore: sobrietà, fedeltà, profondo senso dell’onore e del giusto, disciplina, senso della gerarchia, dedizione perseverante al dovere, accettazione silenziosa e stoica del proprio destino, identificazione totale con la propria comunità.
Intimamente tragica ed austera, eroica per vocazione naturale, questa figura d’uomo aderisce ad un istinto -frutto di un indole pre-natale, di un vero e proprio palinsesto genetico- che non chiede né dà ragioni.
In tale figura -che erede dello spirito di guerra assume il militarismo come modo di sentire, trasferendo in tempo di pace lo spirito del fronte- si possono rintracciare i lineamenti del tipo umano capace di trascendere l’essenza borghese, l’individualismo tornacontista, il mercantilismo politico.
Ogni soldato politico deve rivelarsi, come abbiamo già detto, più che un semplice militante che aderisce ad un dato programma o ad una ideologia, un “devoto” della propria visione del mondo, deve incarnare un vero e proprio “stile di milizia” scevro da ogni coinvolgimento utilitaristico, da ogni moto impulsivo ed irrazionale.
Lucido, distaccato, consapevole della sua funzionalità nell’eterna lotta del bene contro il male, dell’ordine contro la decadenza, e facendosi strumento di istanze sovra-individuali deve costituire o integrarsi in Comunità organiche di Destino – le Elite – la cui funzione sia di “pedagogia politica” e di risveglio delle coscienze, col proposito di estrarre dal popolo i migliori, per garantire la continuità e l’organicità di un Fronte di Servizio in cui la milizia degli uomini sia simbolo terreno della milizia celeste.
Massimo Sferrino Cuib Palermo

Nessun commento: