30 dic 2012

Bambini Italia, la situazione dell'adozione*

L’argomento delle “adozioni italiane” rappresenta una realtà tenuta in ombra ed incagliata tra inaccettabili gorghi burocratici nonché gestita quasi esclusivamente sul terreno di ricoveri in case famiglia o di affidamenti temporanei.  Attualmente sono 2.300 i bambini italiani dichiarati adottabili che vivono in comunità educative o in famiglie affidatarie, così come rilevato dall’AIBI (Associazione “Amici dei bambini”) che attinge i dati direttamente dall’Istituto degli Innocenti. La diffusione di luoghi comuni ha portato a ritenere che i minori adottabili in Italia siano tutti maggiori di 10 anni ma i dati concreti risultano essere i seguenti: l’11% degli stessi ha un’eta compresa tra 0 e 5 anni, mentre il 17% fra 6 e 10 anni pertanto, facendo un calcolo rispetto al numero globale, i minori adottabili con età al di sotto dei 10 ani risultano essere circa 700.
Un'altra falsità ampiamente diffusa, denuncia l’AIBI, è che i minori adottabili italiani sarebbero in larga parte disabili o affetti da particolari patologie, ma anche rispetto a questo dato l'Istituto degli Innocenti ha apportato una smentita, dichiarando che soltanto un bambino su 10 presenta disabilità certificate.
In base alla situazione descritta e preso atto della totale assenza di sensibilizzazione sociale alle adozioni italiane, possiamo analizzare alcuni aspetti della gestione dei Minori in questione che finiscono con il rimanere "figli di nessuno", o meglio finiscono con il rimanere figli di istituzioni, dei servizi sociali e delle sentenze di tribunale.
Questi piccoli, accedono in gran parte alle case-famiglia da neonati e troppo spesso ne escono una volta diventati maggiorenni, momento nel quale si ritrovano a dover rientrare nella famiglia di provenienza o a rimanere fuori dal circuito della tutela dei servizi sociali.
Queste strutture ospitanti sono riservate a minori che sono stati allontanati dai genitori naturali o che si trovano in situazione di totale abbandono e soltanto 1 su 5 degli stessi viene assegnato dai tribunali (mediante adozione o più spesso affido) ad una famiglia richiedente; tale media risulta essere bassissima rispetto alle altre medie europee, peraltro andando ad approfondire, giungiamo in una zona paludosa rappresentata dagli interessi che satellitano sui finanziamenti destinati alle stesse case-famiglia dai Comuni di competenza.
Per ciascun bambino ospite, viene versata dal Comune di riferimento, una quota diaria che varia dai 70 ai 120 euro; quindi soldi pubblici che vengono riversati sulle case famiglia fino a quando il minore rimane ivi residente, un giro di affari di oltre 1 miliardo di euro per le 1.800 strutture esistenti sul territorio italiano. Peraltro, si può assistere ad un fenomeno di "competitività" che vede strutture abbassare le quote diarie per ciascun minore fino ai 30/40 euro per riuscire ad elevare il numero dei propri ospitati, vista l'opportunità di risparmio che offre al Comune in questione.
La realtà delle case-famiglia rappresenta una risorsa per la comunità soltanto se ben gestita, ovvero se viene a rappresentare un luogo di "breve permanenza" per il minore che, immediatamente dopo, deve essere destinato ad una collocazione familiare di affido o preferibilmente di adozione, visto che gran parte dei bambini in semi-abbandono non ricevono neanche visite o telefonate dalla famiglia naturale.
Le coppie desiderose e disponibili all'adozione di un bambino "solo", davanti ad uno scenario così nebuloso, si trovano costrette a rivolgersi al circuito delle adozioni internazionali; nelle strutture italiane invece i minori rimangono quasi parcheggiati "in ostaggio", immobilizzati da grovigli burocratici, amministrativi e sanitari che non consentono loro speranza.
Il massimo del risultato che si riesce a raggiungere, rimane l'affidamento che, pur se a volte "sine die" (di tempo prolungato), non consente al bambino di poter ricevere il cognome e di poter godere a tutti gli effetti dei diritti giuridici della famiglia che lo ha accolto, pertanto rimane un apolide.
Quanto sopra, nella speranza di poter intravedere nella nostra Nazione spiragli di Civiltà, di Sensibilità e di Stato Sociale.
D.R.

*fonte=http://donnesocialistenazionali.wordpress.com/2012/12/28/bambini-italiani-soli/

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