Non è questa una figura
retorica, bensì una precisa diagnosi, fondata su una sindrome che non lascia
spazio ad equivoci. I carcinomi, o tumori maligni, possono infatti assumere
svariate forme e collocazioni, ma sono tutti caratterizzati dal fatto che un
gruppo di cellule di un organismo vivente prende ad assumere uno sviluppo
abnorme e teratologico, al difuori della collaborazione e dell'armonia esistente
tra tutte le altre, sino a provocare la necrosi di esse e la morte
dell'organismo, comprese le cellule neoplastiche "colpevoli".
Ora, se guardiamo a tutta la
Terra e alla vita che la popola come a un tutto organico in perfetto equilibrio,
e alle singole specie come componenti di quell'equilibrio, non può non colpirci
con assoluta evidenza come la nostra specie abbia felicemente e orgogliosamente
assunto in esso il ruolo di fenomeno canceroso.
E' l'unica specie che sia
riuscita a inventarsi una pletora di false esigenze, tale da costringerla ad
esercitare sulle altre specie e sullo stesso mondo inanimato una predazione
smodatamente superiore alle risorse del medesimo.
E' l'unica specie i cui modi di
vita provocano gran copia di rifiuti inutilizzabili, o addirittura tossici e
mortiferi, che rendono invivibile il pianeta per loro e per le altre
specie.
E' l'unica specie convinta di
avere tutti i "diritti" a carico delle altre, senza nulla dover dare in
cambio.
E' l'unica specie il cui scopo e
vanto consista non nell'affrontare le difficoltà e i pericoli che fanno
parte della "lotta per la vita" di ciascuna, bensì mentendo e ingannandosi a
vicenda sui medesimi, al punto da darsi una gerarchia fondata sui mentitori più
abili.
E' l'unica specie il cui
sforzo non sia quello di impiegare al meglio le qualità e attitudini naturali di
dotazione, bensì di vivere disprezzandole e sostituendole con espedienti più
"comodi" e meno "faticosi", con l'inevitabile effetto di
atrofizzarle.
E', di conseguenza, l'unica
specie composta per la quasi totalità di malati.
Come "sapiens", non c'è male, ci
sembra !
Se poi, dalle modalità dell'azione umana passiamo ai
suoi effetti sulla totalità dell'armonico ordine ecologico, l'analogia con
il suo valore cancerogeno ci colpisce in modo ancor più clamoroso. Entrare nei
dettagli sarebbe troppo lungo, e peraltro inutile, dato che , dal lontano
"Silent spring" della Carson, non è mancato un crescendo di denunzie
dell'autentica strage che l'umanità civilizzata ha perpetrato intorno a
sè.
Gli sventurati che vengono
colpiti individualmente dal cancro, in misura sempre crescente, conoscono bene
il significato tremendo della parola metastasi. Dopo qualche tempo dalla
comparsa del focolaio iniziale, qualche frammento, anche microscopico, del
tessuto infestato, si distacca da esso e, seguendo i vasi sanguigni o linfatici
che lo toccano, migra verso altre zone dell'organismo, e si fissa in
genere a proliferare a sua volta con la consueta rapidità in altro punto
delicato per la sopravvivenza. E' la compiuta invasione del male, è la sconfitta
della vita, è l'affanno dei palliativi per ritardare la fine. Unico rimedio
efficace è la precoce diagnosi di tumore iniziale e il pronto intervento
chirurgico per asportare tutto il focolaio prima che i paventati distacchi
abbiano luogo.
Ma non intendiamo quì occuparci delle
forme individuali, se non come similitudini o paradigmi dell'orrenda realtà del
cancro della Terra, determinato dall'Uomo. Dobbiamo quindi chiederci se il
fenomeno delle metastasi sia riscontrabile anche sul piano terracqueo. Ebbene:
non solo è riscontrabile, ma appare oltremodo più grave. Non solo gli agenti
cancerogeni della biosfera hanno le loro reti di distribuzione dai luoghi
d'origine, nei corsi d'acqua, sul terreno e persino nell'aria e nei venti (fumi,
gas. aerosol, particelle radioattive, ecc), ma ad essi si aggiunge un
altro, che è il più impalpabile ma anche il più negativamente efficace. Si
tratta della trasmissione mentale. L'Uomo-cancro ha saputo mettere al servizio
della causa dell'annientamento della Terra che lo ospita anche quella che si
dice sua unica prerogativa: la mente. Manipolando massivamente le menti più
deboli e impreparate, le forze operanti del cancro sono riuscite a far
cessare quasi del tutto quella naturale resistenza detta istinto di
conservazione, e a generare addirittura favore ed entusiasmo (progressismo) a
favore della diffusione dell'orrenda malattia. Si è giunti così ben
presto, non più di cent'anni, a superare il momento in cui si potesse pensare al
radicale intervento chirurgico che anticipasse le metastasi. E siamo qui, a
contarci le ore.
Consultando la storia, per renderci
almeno ragione della caduta che ha fatto dell'umanità la nemica della Terra, non
ci sembra punto utilizzabile il mito biblico-sumero del peccato originale e
dell'espulsione dall'Eden. Rispetto alla durata dell'esistenza dell'Uomo al
mondo, il tradimento risulta infatti chiaramente non essere stato "all'origine",
bensì molto recente. Ed esistono tuttora piccoli popoli (cosiddetti selvaggi)
che non vi hanno avuto alcuna parte nè colpa. L'epoca può essere indicata con
buona approssimazione come il XVIII secolo dell'era volgare, contemporanea cioè
all'avvento dell'illuminismo e all'invenzione delle "ideologie". Prima, invero,
può essersi commesso qualche errore ( il peggiore, anch'esso paleontologicamente
recente, l'adozione del denaro ), ma nulla di paragonabile all'impegno
frenetico, continuo, spasmodico a sovvertire le eterne leggi della vita, adibito
senza scrupoli e con puerile cocciutaggine, al canto di inni trionfali, nel
breve attimo di tre secoli circa. Si giunge anche a correggere l'affermazione
apodittica da noi fatta all'inizio, che attribuisce il tradimento alla
"Umanità". L'iniziativa fu invero della Razza Bianca, abitante l'Europa e
successivamente insediatasi oltre Atlantico. Il coinvolgimento delle altre razze
fu successivo, ed ebbe già il carattere che abbiamo definito metastatico. Nè si
deve porre il piede nella tagliola della grande frode nota come democrazia. Essa
è nè più nè meno che l'escogitazione di astuti criminali per poter compiere
impunemente le peggiori infamie, attribuendone la paternità al popolo.
Rettifichiamo quindi anche l'accusa che abbiamo levato contro i popoli bianchi.
Gli "untori" del cancro che uccide il nostro pianeta, non furono i popoli, ma i
loro padroni, palesi ed occulti: gli specialisti dell'inganno. Anzi, più che gli
untori, furono loro stessi il cancro che condanna a morte tutto ciò che ancora
sopravvive. I popoli come tali, altre colpe non ebbero che la loro stoltezza e
la loro viltà, che li rese e tuttora li rende succubi dei propri assassini. Non
si finisce mai di riflettere: non è vero neppure che un estremo tentativo di
tempestivo intervento chirurgico non vi sia stato, anche per il geo-cancro. Un
tentativo eroico che diede un fremito di speranza dall'Italia alla Germania,
dalla Spagna all'Argentina, dalla Romania al mondo Arabo, dalla Finlandia al
Giappone, e persino ai figli migliori dei popoli asserviti nelle gerarchie
ufficiali alla turpe congiura. Anch'essi erano uomini, erano popoli, erano capi,
assai migliori e più degni dei loro cinici avversari, ma anche in mezzo a
loro, inavvertite, le metastasi erano già operanti, e di lì a poco
scoppiarono come fuochi pirotecnici, ed ereditarono la Terra.
Nessuna delle rettifiche che, per
scupolo, abbiamo voluto esporre, vale però in alcun modo a confutare la
convinzione che è alla base del presente scritto: il Mondo ha il cancro, e ne
sta morendo.
C'è ancora una possibilità di salvezza
? Probabilmente no: comunque non siamo in grado di dirlo, nè di suggerire una
strategia. Unica ipotesi che escludiamo in modo assoluto è quella di arrendersi,
o di suggerire la resa ai più giovani che hanno fede in noi.
Sarebbe tradirli, e tradire noi
stessi, e nessuna forma di tradimento fa parte del nostro
repertorio.
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