18 gen 2011

Danimarca: i cittadini contro il Trattato di Lisbona *

La Corte suprema danese dà ragione ai cittadini.
Con una denuncia presentata da 28 cittadini, i giudici costituzionali confermano il loro sostegno alle richieste di un gruppo di danesi che intendono citare in giudizio il primo ministro, Lars Lokke Rasmussen (nella foto), per aver adottato il Trattato di Lisbona senza un referendum popolare. Un comportamento quello del premier danese molto in voga nell’Unione europea dove in molti Paesi Ue i capi di Stato e di governo hanno preferito approvare la Carta costituzionale Ue senza chiamare alla urne il popolo sovrano. In altri casi si è preferito modificare la Costituzione o ripetere la consultazione referendaria purché gli interessi dei grandi gruppi finanziari ed economici venissero garantiti.
La Corte Suprema ha rilevato che i 28 querelanti hanno un “interesse giuridicamente sufficiente” affinché la loro richiesta venga valutata.
Il gruppo di cittadini danesi, composto professori, attori, scrittori ed euroscettici, ha chiesto la verifica della Corte Suprema sottolineando che il Trattato di Lisbona provoca effettivamente una perdita della sovranità nazionale a favore degli eurocrati annidati a Bruxelles e che, per questo, dovrà tenersi una consultazione popolare per valutare la portata delle scelte governative.
Quando il Trattato di Lisbona venne ratificato, nel 2007, l’allora primo ministro Anders Fogh Rasmussen sottolineò che il Parlamento avrebbe dovuto votare su di esso, ma non vi sarebbe stato alcun bisogno di tenere un referendum popolare poiché la sovranità nazionale non era venuta meno.
Una linea questa seguita da molti leader europei, visto che il referendum, dopo che la Carta costituzionale Ue è stata respinta da un referendum popolare sia in Francia e nei Paesi Bassi.
Tutti i governi hanno utilizzato il “no al trasferimento della sovranità”, pretesto questo impiegato per evitare la consultazione referendaria, unica eccezione quella irlandese. Inizialmente, nel 2008, il popolo irlandese ha respinto il Trattato dell'Unione europea, ma un anno più tardi, dopo un’intensa attività da parte degli eurocrati e delle multinazionali e dei gruppi industriali presenti nell’ex Tigre celtica sono riusciti a modificare il corso degli eventi affermando che non ci sarebbe stata nessuna interferenza nella legislazione sociale e fiscale del Paese. E così si è tenuto un secondo referendum che ha portato alla ratifica definitiva del Trattato Ue, da parte dell’Irlanda.


fonte=http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=5832

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