15 giu 2010

Francesco Cecchin ... Cuore Nero


Giovane militante del Fronte della Gioventù trovato gravemente ferito nella notte tra il 28 e 29 maggio 1979 in un cortile condominiale del quartiere Trieste di Roma, dopo essere stato sottoposto ad un pestaggio e scaraventato oltre un parapetto. Era stato inseguito da tre persone arrivate in zona a bordo di una Fiat 850. Cecchin muore il 16 giugno 1979 dopo diciannove giorni di coma.

Le ore precedenti il delitto

Nello stesso pomeriggio Cecchin, mentre stava affiggendo manifesti del suo movimento con altri amici, era stato coinvolto in una accesa discussione con un gruppo di attivisti della sezione del PCI di via Montebuono. L'allora segretario della sezione del PCI, Sante Moretti, lo aveva esplicitamente minacciato di morte.

Il delitto

La sera stessa Cecchin si trovava con la sorella ed un conoscente nelle strade del quartiere Trieste per cenare fuori. Fu riconosciuto ed inseguito da un gruppo di persone, presumibilmente le stesse già viste nel pomeriggio. La sorella e il conoscente separati da lui, avvertirono subito la polizia del fatto. Rincorso tra le strade della zona si mosse verso un condominio che conosceva bene perché residenza di un amico. Non vi furono testimoni e per molto tempo da più parti si accreditò la tesi della caduta accidentale dal parapetto del cortile sebbene questo contrasti con l'innaturale posizione del corpo, con la testa verso il parapetto e le gambe avanti, come dopo una capriola; nel pugno stringeva ancora il mazzo di chiavi che forse stava usando per difendersi. La sentenza del processo non individuò i colpevoli ma chiarì in maniera definitiva ed inequivocabile che Francesco Cecchin fu agggredito e scaraventato giù dal muretto (forse già svenuto) con la chiara intenzione di ucciderlo.

Eventi successivi

La sera del giorno della sua morte, due bombe a mano SRCM furono lanciate dentro una sezione del PCI, ferendo 24 persone, con una telefonata anonima i NAR rivendicarono l'attentato come vendetta per la morte del giovane.

Indagini e sentenze

Le indagini della magistratura non individuarono alcun colpevole di questa morte. Il processo assolse gli imputati precisando che le loro responsabilità non potevano essere accertate a causa di una serie di negligenze nelle indagini ed ipotizzando, senza peraltro darne poi seguito, eventuali responsabilità degli inquirenti.

Attualità

Nel 2006 vi fu un vivace scambio opinioni fra Massimiliano Smeriglio, deputato di Rifondazione Comunista e Giorgia Meloni di An e vicepresidente della Camera dei Deputati; Smeriglio sostenne in una interrogazione parlamentare che la sentenza assolse il principale indiziato, Sante Moretti, militante del PCI, ora di Rifondazione Comunista, stabilendo che Cecchin cadde dal muretto, a cui Meloni ribatté affermando che i giudici indicarono che si trattò di omicidio volontario, ma non trovarono i colpevoli. In realtà Sante Moretti non fu mai imputato per l'omicidio Cecchin. Un altro esponente della sezione del PCI di via Monebuono, Stefano Marozza, fu invece indagato in quanto proprietario di una Fiat 850 bianca come quella dalla quale scesero gli aggressori di Cecchin. Marozza fu arrestato dopo il crollo del suo alibi: aveva dichiarato di avere passato la serata in un cinema che, quella sera, era chiuso. Marozza fu assolto per mancanza di prove. A trent'anni dalla morte, il 17 giugno 2009, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, deponendo una corona di fiori per l'anniversario della morte, ha lanciato la proposta di intitolargli una via di Roma, aggiungendo la richiesta che Cecchin sia inserito, da parte del presidente della Repubblica, nell'elenco delle vittime del terrorismo.

Francesco Cecchin è sepolto nella cappella di famiglia del cimitero di Nusco, (Av).

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