28 mag 2010

Un pò di storia: L'ARMATA DI LIBERAZIONE RUSSA

I volontari russi anti-comunisti

di Massimiliano Afiero

Nelle forze armate tedesche furono arruolati, durante la seconda guerra mondiale, circa un milione e mezzo di volontari della Russia europea e di quella asiatica, inquadrati nella Wermacht, nelle Waffen SS o nelle milizie locali. Tutto questo accadde, malgrado l’opposizione delle alte gerarchie militari tedesche e dello stesso Hitler, che mai avrebbe voluto degli “untermenschen” (sottouomini, essere inferiori) inquadrati nelle sue forze armate. Ed invece, fin dai primi giorni dell’operazione Barbarossa, molti disertori e prigionieri russi si offrirono subito di collaborare con i tedeschi, per combattere contro Stalin. La dittatura staliniana ed il bolscevismo erano stati imposti in tutta la Russia, dal Baltico al Caucaso, con la violenza e con il terrore: tutti i tentativi di indipendenza delle varie repubbliche russe erano stati stroncati nel sangue. La stessa struttura militare sovietica era stata vittima negli anni precedenti, delle cosiddette “purghe staliniane”, che avevano portato al patibolo gran parte dello Stato maggiore sovietico. Stalin aveva preceduto Hitler nella creazione dei campi di concentramento: nei gulag in Siberia, milioni di oppositori al suo regime languivano e morivano. I tedeschi nei primi giorni dell’invasione, dilagarono nei territori sovietici, travolgendo intere armate e facendo centinaia di migliaia di prigionieri. Intere divisioni russe si arresero senza combattere. Le popolazioni russe affamate e stanche del potere moscovita erano pronte ad abbracciare qualsiasi bandiera pur di ottenere la libertà, l’autonomia, l’indipendenza, pronte alla lotta contro il tiranno Stalin. Nella Russia Bianca, in Ucraina, nelle remote distese del Kazakistan i popoli si sollevarono. In ogni villaggio, in ogni città, il potere sovietico si sgretolò con l’arrivo delle truppe tedesche: le strutture statali, le amministrazioni, i comitati del Partito Comunista svanirono nel nulla. Al loro posto sorsero spontaneamente i Comitati di Liberazione antisovietici (KONR), i movimenti indipendentisti, i gruppi armati per la lotta nazionale. Qualche ex-ufficiale zarista rispolverò la propria divisa e ovunque comparvero le bandiere nazionali delle vecchie repubbliche russe. I comitati di liberazione si moltiplicarono un poco ovunque, ma non incontrarono il totale favore delle autorità germaniche, che non si mostrarono affatto interessate alle aspirazioni nazionalistiche dei popoli sovietici. L’iniziativa di formare unità russe anti-comuniste fu opera così, dei singoli comandanti divisionali tedeschi, che accettarono e sollecitarono la collaborazione dei civili e dei prigionieri russi: l’immensità del territorio sovietico e la lontananza dai centri di comando favorì le iniziative dei comandi locali. Solo verso la fine della guerra i gerarchi nazisti autorizzarono la formazione di una armata di liberazione russa, con ufficiali e soldati russi.

ORGANIZZAZIONE DEI TERRITORI OCCUPATI
Hitler affidò l'incarico di stendere un progetto per l'amministrazione e il futuro assetto politico degli immensi territori della Russia conquistati ad Alfred Rosenberg, l'ideologo del nazismo: nominato ministro per i territori orientali occupati, Rosenberg divenne, almeno teoricamente, il maggior responsabile della politica nazista nei territori dell'est. Nei suoi piani, c'era il progetto di abbattere per sempre lo stato sovietico, geograficamente e politicamente, frammentandolo in una serie di stati separati e futuri vassalli del Reich, seguendo la dottrina del Divide et impera, di Cesare. I territori conquistati nel 1941, vennero divisi in due commissariati del Reich: l'Ostland e L'Ucraina. L'Ostland, con capitale Riga e retto dal gauleiter Lohse, era formato dai commissariati generali di Estonia, Lituania, Lettonia, Bielorussia e dalla regione di Leningrado. L'Ucraina, con capitale Kovno e retta dal gauleiter Koch, comprendeva il resto del territorio sovietico occupato, dopo la cessione di alcune zone alla Romania e al Governatorato generale di Polonia. Rosenberg si oppose alla politica di aperto genocidio delle popolazione slave di Hitler e Bormann: era convinto che per vincere la guerra all'est, era necessario mobilitare contro il centralismo moscovita tutti quei gruppi etnici dei quali era noto il desiderio di sottrarsi alla dittatura boscevica. Le prime fasi della campagna di Russia, gli diedero infatti ragione: nei territori russi i tedeschi venivano accolti come liberatori. Era dunque il momento buono per agevolare la formazione di stati vassalli separatisti, ma Hitler non era d'accordo: tutti i territori occupati dovevano essere germanizzati. Le popolazioni russe deluse, tornarono a identificare il russo come loro protettore e il tedesco come il loro più acerrimo nemico.

VOLONTARI RUSSI
Già dai primi giorni della campagna di Russia, dopo le battaglie di sfondamento della Wermacht, caddero nelle mani dei tedeschi centinaia di migliaia di prigionieri russi, la maggior parte dei quali si offrì subito di riprendere le armi contro Stalin al fianco dei tedeschi. Nel Settore del gruppo armate del centro, l’intera undicesima divisione di fanteria russa, composta quasi esclusivamente da ucraini, si arrese dopo aver liquidato i commissari politici di Mosca ed alcuni ufficiali, offrendosi subito di combattere con i tedeschi. Anche la quarta divisione corazzata del generale Potatucev, fece la stessa scelta. A Rosslav, a sud di Smolensk, il 436° reggimento fucilieri dell’Armata rossa agli ordini del colonello Kononov, passò con tutti i suoi effettivi dalla parte dei tedeschi, per continuare a combattere contro Stalin: alcune settimane dopo, gli uomini di Kononov erano già in prima linea affiancati alla 78a divisione di fanteria tedesca del Wurtemberg. Subito dopo lo stesso Kononov, chiese il permesso alle autorità germaniche di poter continuare a reclutare volontari russi tra i prigionieri: portato a Mogilev, dove c’erano circa 5.000 russi, riuscì a reclutarne 4.000 con i quali venne creata una intera brigata di ausiliari combattenti anti-comunisti posta ai suoi ordini. Il comandante del Gruppo Armate di Centro, Von Brauchitsch, chiese ufficialmente nel luglio del 1941, l’autorizzazione a reclutare 200.000 ausiliari russi, ricevendo risposta negativa da Berlino. Tuttavia, fu emesso un ordine che autorizzò ogni divisione sul fronte orientale a reclutare ed equipaggiare dai 3.000 ai 4.000 volontari russi. La 18a armata del generale von Kuchler, che operava nel settore nord nelle regioni baltiche, reclutò in breve tempo circa 50.000 ausiliari russi molti dei quali vennero utilizzati al fronte. Questi episodi si verificarono presso quasi tutte le armate tedesche sul fronte russo, in particolar modo in quelle operanti nel settore sud. Questi volontari ausiliari (hilfswilligen) furono adoperati inizialmente per svolgere lavori nelle retrovie e per servizi di sicurezza, come lavoratori, guide, sorveglianti, ecc. Cominciarono poi ad essere impiegati contro le forze partigiane sempre nelle retrovie, inquadrati nei cosiddetti Ostbataillonen. I volontari russi all’inizio mantennero la loro divisa priva di distintivi e gradi, con una fascia sulla manica con la scritta IM DIENST DER DEUTSCHE WERMACHT (Al servizio delle forze armate tedesche). Successivamente ricevettero la divisa tedesca con i distintivi delle varie nazionalità. Nel novembre 1941 furono aggregati al gruppo di Armate di centro sei battaglioni di volontari russi. L’alto comando tedesco diede subito l’autorizzazione per la formazione di altre unità, ponendo però delle restrizioni: ogni battaglione non doveva avere più di 200 uomini e dovevano essere utilizzati solo per compiti di sicurezza nelle retrovie. I tedeschi non si fidavano ancora totalmente dei volontari russi. Nell’estate del 1942 furono create numerose altre unità, che però continuarono ad essere divise e mai organizzate in grandi formazioni sempre per volere dell’alto comando tedesco. Per una loro migliore organizzazione, nel dicembre 1942 fu istituito l’Ispettorato delle truppe dell’est, con compiti di supervisione di tutte le formazioni anti-comuniste. Alla guida dell’ispettorato fu posto il generale Hellmich, sostituito nel gennaio 1944 dal generale Kostring. L’ispettorato organizzò l’addestramento delle nuove unità, e fu istituita un’Accademia militare per l’addestramento degli ufficiali delle Osttruppen a Mariumpol in Lituania.

IL GENERALE VLASSOV
Distintosi nella difesa di Kiev e Mosca, il generale Andrej Vlassov cadde prigioniero dei tedeschi nel luglio 1942 dopo essere stato sconfitto nella spaventosa battaglia di Volkhov, sul fronte di Leningrado. Un gruppo di ufficiali tedeschi, tra cui il Conte Schenk von Stauffenberg (lo stesso che il 20 luglio 1944 attenterà alla vita di Hitler), il generale Gehlen (che dirigeva i servizi di spionaggio militare all’est) e il colonello von Zitzewitz, cominciò ad interessarsi a lui, come possibile capo di un armata russa di liberazione. La sua popolarità nell'Armata Rossa e la sua esperienza militare erano note a tutti. E così venne trasferito prima nel campo di Vinnitsa in Ucraina e poi fu trasferito a Berlino e sistemato in un comodo alloggio. Qui venne raggiunto dagli ufficiali del suo stato maggiore e ricevette la visita di altri ufficiali russi dissidenti. Figlio di contadini cosacchi, Vlassov aveva conosciuto il vero volto della dittatura staliniana ed era a conoscenza del malcontento che regnava tra le popolazioni dell’URSS. E come tanti altri russi, dopo l’inutile carneficina della battaglia lungo il fiume Volkhov, aveva ormai intravisto in Stalin, l'origine di tutte le disgrazie del proprio paese. Così, con i rappresentanti della Wermacht, il generale iniziò a discutere di un suo programma di liberazione della Russia da Stalin: programma che prevedeva un patto di amicizia con la Germania, l’autonomia di tutte le repubbliche sovietiche ed una nuova costituzione. Nel settembre 1942, venne stampato un volantino firmato da Vlassov, rivolto a tutti gli ufficiali dell'Armata Rossa e agli intellettuali russi, affinchè si adoperassero per il rovesciamento del regime staliniano. Il volantino venne stampato in migliaia di copie che vennero lanciate dalla Luftwaffe al di là delle linee sovietiche. Da quel momento lungo tutto il fronte dell'est, migliaia di soldati ed ufficiali dell'armata rossa raggiunsero le linee tedesche arrendendosi, chiedendo del generale Vlassov e del suo esercito di liberazione. Giunsero così tantissime adesioni al suo programma, e nel dicembre del 1942 Vlassov fondò a Smolensk, il Comitato di liberazione della Patria, una sorta di governo russo anti-comunista in esilio. Incoraggiato dai generali tedeschi, dopo il successo della campagna dei volantini, Vlassov effettuò giri di propaganda tra i prigionieri russi e i volontari degli Ostbataillonen, recandosi anche a Parigi e a Bruxelles per incontrare gli esuli russi. Tenne discorsi, radunò e parlò alle popolazioni civili, ebbe colloqui diretti con i sindaci di numerose città, con gli insegnanti e gli amministratori. Dovunque, Vlassov venne accolto calorosamente; i russi vedevano in lui il simbolo della rinascita, la speranza di un paese libero, un avvenire indipendente. L’ambizioso sogno del generale era quello di riunire in una grande armata tutti i russi anti-comunisti per rovesciare Stalin ed il suo governo. Nell’aprile del 1943 il Comitato di Smolensk emanò un proclama al popolo russo, pubblicato anche da un giornale, dove oltre alla condanna del regime sovietico fu criticata anche la politica tedesca perseguita in Russia e fu dichiarata l’opposizione a qualsiasi cessione territoriale a guerra finita. A questo punto l'OKW intervenne ed iI 14 aprile 1943 Hitler in persona emise un ordine che vietò a Vlassov di continuare a svolgere qualsiasi attività politica. Vlassov era un semplice prigioniero di guerra, e il Reich non aveva bisogno di lui per vincere la guerra. E cosi Vlassov fu internato nuovamente. L’afflusso dei volontari anti-comunisti però continuò. Le autorità tedesche pensarono bene allora di trasferirli lontano dal fronte russo e così molte unità di volontari russi furono inviate nei paesi occupati dell’Europa occidentale e del Sud-Europa, per essere utilizzate nella lotta anti-partigiana. All’inizio del 1944 ben 72 Ostbataillonen furono trasferiti sul fronte occidentale e l’accademia di Mariumpol fu trasferita a Conflans in Francia. Alcuni ostbataillonen furono inviati nelle isole della Manica occupate dai tedeschi, Guernsey e Jersey. Unità russe si ritrovarono a combattere contro gli alleati in Normandia ed in Provenza. Questi spostamenti influirono negativamente sulla combattività e sul morale di questi volontari, che mai avrebbero voluto abbandonare la propria terra e la lotta contro le armate di Stalin.

L’ARMATA RUSSA DI LIBERAZIONE
Quando la situazione sul fronte dell’est divenne critica, gli alti comandanti tedeschi ripresero a considerare il progetto Vlassov: l'operazione denominata in codice SCORPIONE, venne condotta dallo standartenführer Gunther d'Alquen, il direttore del giornale delle SS, Das Schwarze Korps. L’apporto dei russi decisi a lottare contro Stalin e l’Armata rossa venne considerato indispensabile: la massa dei russi presente nei territori occupati si sarebbe sottomessa più facilmente ad una disciplina imposta da un loro stesso compatriota. Inoltre da un rapporto del colonello Herre, capo di Stato maggiore dell’Ispettorato delle truppe dell’est, risultò che il tasso di diserzione tra i volontari russi non era stato più alto di quello che si riscontrava nelle unità tedesche. La realtà era che ormai i tedeschi non avevano più soldati per poter rimpiazzare le perdite, e l’armata rossa era a pochi chilometri da Berlino. Lo stesso Himmler, su consiglio anche di Rosenberg, decise di incontrare personalmente il generale Vlassov. Il colloquio si tenne il 16 settembre 1944 e Himmler si dichiarò favorevole alla regolamentazione ufficiale del Comitato di liberazione russo (KONR) ed alla sua trasformazione in un governo indipendente, autorizzato a reclutare un vero esercito tra i milioni di russi che si trovavano a qualsiasi titolo, quindi anche tra i prigionieri, sul territorio della Grande Germania. Himmler e gli altri gerarchi nazisti avevano capito in ritardo, che la sola speranza di evitare il disastro totale sul fronte dell’est, era di mutare radicalmente politica nei confronti delle popolazioni dei territori invasi. Himmler accettò tutte le richieste avanzate da Vlassov, e si impegnò personalmente a migliorare lo stato dei prigionieri e dei lavoratori russi nel territorio del Reich. Alla fine del colloquio con Vlassov, Himmler rivolto a d'Alquen tenne a dire: "chi ci obbliga a mantenere le promesse che facciamo? ". La situazione sul fronte dell’est era però ormai disperata. L’avanzata dell’armata rossa era inarrestabile. Le truppe tedesche retrocedevano combattendo oltre ogni limite; si ritiravano insieme a loro milioni di civili che volevano evitare le razzie e le crudeltà delle orde staliniane, un vero esodo biblico verso occidente. In queste condizioni gravissime Vlassov accettò il comando della ROA (Russkaia Osvoboditelnaia Armiya, Armata russa di liberazione) ed iniziò l’opera di reclutamento. I comandanti delle altre unità di volontari anti-comunisti raggiunsero il generale: ucraini, bielorussi, georgiani, moldavi caucasici. Il capo ucraino Sergei Bunyachenko, il generale Vladimir Boyarski, Georgi Zilenkov, il generale cosacco Balabin e tanti altri. Non tutte le nazionalità russe aderirono alla ROA, almento non totalmente: i georgiani, gli ucraini ed i cosacchi desideravano continuare a combattere autonomamente. I calmucchi invece aderirono in massa. Dall’autunno del 1944 i volontari russi cominciarono ad affluire ai centri di raccolta di Dabendorf, nei pressi di Berlino, e di Mielau e Poznan nella Prussia orientale. Dopo circa un mese il numero dei volontari sfiorò le 900.000 unità. Solo però una piccola parte di essi fu trasferita ai campi di addestramento di Munsingen e di Heuberg nella Germania meridionale. Mancavano le armi, l’equipaggiamento e soprattutto non c’era più tempo; gli eserciti alleati stavano stringendo la Germania in una morsa. La nascita ufficiale della ROA venne sancita a Praga, il 14 novembre 1944, con una grande cerimonia politica e militare. I volontari russi anti-comunisti sulla divisa tedesca avrebbero portato lo scudo con i colori della bandiera zarista, la croce azzurra di S.Andrea su campo bianco. Vlassov riuscì cosi nell’inverno 1944-45 a formare un piccolo esercito per combattere con i tedeschi contro l’armata rossa. Le prime due divisioni della ROA, vennero subito armate ed equipaggiate nel gennaio 1945: la 600a di fanteria motorizzata, agli ordini di Bunyachenko e la 650a meccanizzata, agli ordini del generale Zveryev. Circa 35.000 soldati ai quali si aggiunsero gli effettivi del Corpo Aereonautico del generale Maltsev (altri 25.000 uomini che avrebbero dovuto costituire la forza aerea della ROA) e altri battaglioni ucraini e moldavi prima autonomi; arrivarono anche i superstiti della Brigata Kaminski ed i volontari calmucchi. Con queste forze L’armata russa di liberazione, entrò in combattimento, con l’armata rossa dispiegata sulle rive della Vistola e con i corazzati sovietici che puntavano su Lublino. La ROA combattè sempre in posizione difensiva sulle rive dell'Oder, arretrando insieme alle armate tedesche. Ormai non era più possibile passare all’offensiva, la superiorità dell’Armata Rossa in uomini e mezzi era schiacciante.

LA DIFESA DI PRAGA
All’inizio del mese di maggio del 1945, Praga restava l’unica capitale europea ancora occupata dalle forze germaniche. Il comandante supremo delle SS, l’obergruppenführer Puckler stava approntando un piano per l’evacuazione della popolazione civile e militare tedesca, in tutta tranquillità. Ad ovest gli americani erano arrivati a Pilsen, all’est i sovietici erano a soli 40 Km dalla capitale ceca. A Praga non c’era stato fino ad allora nessun sintomo di rivolta da parte dei cechi, anche perché per le strade transitavano ancora colonne di reparti tedeschi in ritirata. Intorno alla città c’erano ancora dislocate ingenti forze tedesche. A Budweis c’era il reggimento DER FÜHRER della divisione SS Das Reich agli ordini dell’obersturmbannführer Otto Weidinger. A Rusin, a soli 5 km da Praga, c’era il battaglione di rincalzo del reggimento Deutschland sempre della Das Reich, circa 1.300 uomini agli ordini dello sturmbannführer Oettinger. A Kosojedi, c’erano le due divisioni della ROA di Vlassov. Il 5 maggio, la popolazione di Praga iniziò ad agitarsi; vennero attaccati i presidi militari ed iniziarono le rappressaglie e le vendette contro la popolazione tedesca. Il feldmaresciallo Schoerner, comandante delle forze tedesche in Cecoslovacchia, ordinò subito alle unità della Das Reich di convergere sulla città, per sedare l’insurrezione e procedere alla evacuazione della popolazione tedesca. I rivoltosi cechi, temendo rappressaglie da parte delle SS, chiesero aiuto al generale Vlassov, che non esitò a schierarsi contro i suoi camerati, pensando di salvare la città dalla distruzione e di accattivarsi le simpatie degli alleati. Il reggimento Der Führer nella sua avanzata verso la città, pur continuamente attaccato dalle forze partigiane ceche , riuscì tuttavia a raggiungerne i sobborghi periferici. Il comandante Weidinger, fermato dalla resistenza ceca, sul ponte di Troya, riuscì a trovare un accordo con i rivoltosi; accordo che permise ai tedeschi di procedere pacificamente all’evacuazione della popolazione civile e militare tedesca. Per contro i cechi ottennero la ritirata del reggimento dalla città. Gli uomini del battaglione di Oettinger si ritrovarono invece a dover fronteggiare nei pressi dell’aeroporto della città, l’avanzata della divisione russa della ROA del generale Bunyachenko. Lo scontro fu terribile, ed alla fine gli uomini della Das Reich dovettero ripiegare. I russi di Vlassov occuparono tutti i punti nevralgici della città, consegnandoli poi nelle mani dei cechi. Radio Praga esaltò il comportamento del comandante Vlassov e delle sue truppe. Ma non ci fu tempo per esultare; a Praga non stavano giungendo gli americani, ma l’armata rossa, e cosi anche i russi di Vlassov ripresero la loro ritirata verso ovest. Caduti prigionieri degli americani, la maggior parte dei russi anti-comunisti furono rispediti nelle mani dell’armata rossa; vennero trucidati o lasciati morire nei gulag siberiani. Lo stesso Vlassov fu impiccato qualche anno dopo, come traditore.

Massimiliano Afiero

Bibliografia
Massimiliano Afiero, "I volontari stranieri di Hitler", Ritter editrice

David Littlejohn, "Foreign Legions of the Third Reich Volume 4" , R. James Bender Publishing

C. Caballero Jurado, "Foreign volunteers of the Wehrmacht 1941-45", Osprey ed.

W. Anders, "Russian Volunteers in Hitler's army 1941-45", ed. Axis Europa books

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