24 lug 2010

Pari opportunità: latte materno addio! di Rutilio Sermonti *


Che la società che si definisce “progredita”, ovvero “avanzata”, non offra ai suoi giulivi componenti che una serie di bufale, da pagarsi a caro prezzo, è, per i redattori e collaboratori di Rinascita, un fatto scontato. Il maggior progresso, invero, è stato realizzato nei mezzi e nelle tecniche con cui si possano prendere globalmente per i fondelli masse sterminate ed eterogenee, in misura che, in passato, non era neppure ipotizzabile. Non di meno, farlo intendere a chi ancora si cibi di chiacchiere melense sulle “magnifiche sorti e progressive”, resta una delle fatiche a cui non ci si può sottrarre.
Una delle più estese, madornali e tipiche di queste bufale, montate accanitamente a furia di disinformazione e di retorica, è la cosiddetta emancipazione della donna, che sarebbe come dire equiparazione al maschio. A parte la forma rientrante, anziché sporgente, degli organi dell’accoppiamento, qualche illustre imbecille ha scoperto che donne e uomini sono esseri assolutamente identici e fungibili, e come tali è giusto (?) trattarli. Ugh!
L’effetto di simile aberrazione sulle comunità umane è stato, ovviamente, catastrofico, ed è quindi buona regola, per chi punta alla redenzione, prendere (metaforicamente) i tonti per le chiome della nuca e strofinar loro il naso su questo o quel “beneficio” del nuovo ordine sessuale. Che so: l’alimentazione dei neonati. Secondo i decreti di Madre Natura - che se ne sbattono della Consulta - esiste una vasta serie di animali, detti appunto “Mammiferi”, i cui piccoli vengono alimentati con una secrezione della madre, denominata in Italiano milk, o… volgarmente latte. Noi uomini - anche i più vermi - siamo appunto mammiferi.
Anche per noi, quindi, l’alimentazione col latte materno costituisce la migliore in assoluto, il “non plus ultra”, l’ideale per il bene del piccolo, e anche della madre.
Gli altri mammiferi non lo sanno, ma vi si attengono scrupolosamente. Noi invece lo sappiamo con estrema precisione, grazie a studiosi che hanno diligentemente rilevato e spiegato le splendide virtù di quel sistema, per la salute del corpo e persino della mente, sia del poppante che della nutrice. Però abbiamo inventato le pari opportunità, e ce lo siamo scordato. Più che scordato, direi che ce ne siamo fregati. Sarà che le fregnacce scacciano la verità, come (si dice) la moneta cattiva scaccia quella buona.
Si dice anche, però, “verba volant; scripta manent”. E gli scritti servono appunto a rimediare alla carenza di memoria.
Il sottoscritto, per esempio, quello che sa sui benefici del latte dal seno, mica se lo ricorda da quando poppava lui! Troppo tempo è passato! Lo ha letto anche lunedì scorso su lavori dei competenti, tutt’altro che segreti e alla portata di chiunque, compresi i patiti delle “pari opportunità”, per pochi euro. Ma io non me ne frego; loro, sì.
Lo sapete che è? Che tutto dipende dai punti di vista. E, per noi, il punto di vista politico è quello di ricercare e sperimentare il modo migliore per tutelare un popolo nelle sue esigenze di ogni livello; per loro, invece, è quello di fare affari (business, mi spiego?), e del popolo fregarsene del tutto. Sia noi che loro sappiamo, o possiamo facilmente sapere:
1- Che il latte materno contiene tutte, e nella giusta dose, e nella forma meglio digeribile, le sostanze nutritive di cui il piccolo abbisogna, assai meglio che la più “scientifica” nutrizione artificiale;
2- che la resistenza di un piccolo alle infezioni è esattamente proporzionale all’aliquota di latte materno nella sua nutrizione; e ciò sia per quelle, gravissime, all’intestino, sia per quelle bronco-polmonari, sia per quelle auricolari ed urinarie;
3- che tali benefici permangono molto oltre lo svezzamento, per l’intera infanzia, e persino oltre la pubertà;
4- che il loro effetto protettivo è tale da consigliarne vivamente la protrazione integrativa di altri cibi anche dal 6° al 12° mese;
5- che l’allattamento giova molto anche alla puerpera, assicurandone il ritorno alle condizioni fisiche (ed estetiche) pre-gravidanza, senza mestieri di diete debilitanti o di interventi e farmaci vari;
6- che, inoltre, diminuisce molto, per la madre, la frequenza di osteoporosi e di tumori alla mammella e all’utero;
7- che, in aggiunta ai benefici fisici, l’allattamento al seno presenta, sia per il nato che per la madre, rilevanti pregi psicologici, consistenti, per il primo, in un maggior legame con la madre, e quindi con la famiglia, e per la seconda, nell’incremento della fiducia in se stessa e nella cura (per la presenza di prolattina e di ossitocina) di quella sindrome di ansia materna che tanto gravemente inficia i comportamenti delle madri moderne verso i figli anche adulti, dando luogo a generazioni di “bamboccioni”;
8- che, sul piano economico, si calcola che l’allattamento artificiale gravi, di media, per ogni bambino, sul bilancio familiare, per 1000 euro circa, senza contare i medicinali e gli accessori, come gli orribili e inutili ciuccetti di plastica.
Quanto sopra, che non è tutto, chiunque può saperlo o facilmente apprenderlo.
Ma il punto di vista diverso, di cui sopra si accennava, porta noi e loro a conclusioni opposte. Perchè dietro alle mammelle materne non c’è il fantasmagorico giro di miliardi che vortica dietro l’allattamento artificiale, non c’è il maledetto PIL, non c’è l’illimitata possibilità di truffare il prossimo con allettamenti pubblicitari e frodi alimentari. E questo basta a trasformare, per gli uomini di “potere” i pregi da noi prospettati in difetti e viceversa. La quasi totale scomparsa del naturale allattamento al seno diviene così ai loro occhi, non un grave inconveniente della politica delle pari opportunità, ma addirittura un incentivo in più.
Mungere il popolo è assai più redditizio che mungere le madri: è quello il punto.

Nessun commento: