- Non e' solamente una porcata ma soprattutto un precedente, in un paese dove le liste sono dettate ed imposte dall' alto, si e' creato un precedente di tipo: Imposizione dei listoni a prescindere, da quelli che sono i parametri e le disposizioni regolamentari, cio' che e' molto piu' grave in questo gioco anti-democratico del becero mercato della politica made in italy, e' il fattaccio di una consapevole partecipazione ai giochi di chi in realta' dovrebbe essere un garante super-partes della costituzione e delle regole fondamentali delle istituzioni che la repubblica si e' data, ossia, il presidente della repubblica.
Viviamo in un paese dove veramente tutto e' possibile e dove le regole sono a garanzia del piu' forte se non del nulla stesso.
Un paese del: Si salvi chi puo'!
Questo noi non lo possiamo accettare assolutamente! Abbattere questo sistema bipolaristico, figlio dei poteri economici fattisi politici e ripristinare un sistema elettorale proporzionalistico figlio delle idee e dei programmi politici con la P maiuscola.
Un paese del: Si salvi chi puo'!
Questo noi non lo possiamo accettare assolutamente! Abbattere questo sistema bipolaristico, figlio dei poteri economici fattisi politici e ripristinare un sistema elettorale proporzionalistico figlio delle idee e dei programmi politici con la P maiuscola.
Roma, 5 mar. (Adnkronos/Ign) - Il Consiglio dei ministri ha varato il decreto 'salva pasticcio' per rimettere in corsa il listino di Roberto Formigoni in Lombardia e la lista provinciale del Pdl di Roma a sostegno di Renata Polverini.
La decisione al termine di una giornata convulsa che ha visto l'ultimo atto nella sala dei ministri di Palazzo Chigi. Fino all'ultimo, il testo e' stato limato e rivisto, tenendo conto delle indicazioni del Quirinale che aveva messo in chiaro la sua disponibilita' a valutare esclusivamente un provvedimento interpretativo e non innovativo delle norme che regolano le procedure per la presentazione delle liste elettorali.
A Cdm in corso, Silvio Berlusconi era intervenuto telefonicamente con una manifestazione elettorale per il candidato del Pdl in Puglia, Rocco Palese: ''Speriamo di poter ritornare a dare diritto di voto ai nostri elettori del Lazio e della Lombardia'', aveva auspicato. La scelta di ricorrere al decreto interpretativo fa insorgere l'opposizione.
Pier Luigi Bersani parla di ''un trucco'', ribadendo il no del Pd a ''scorciatoie''. Mentre Antonio Di Pietro invoca la piazza e annuncia una ''chiamata alle armi democratica''. Poi in serata alza ancora il tiro: l'intervento del governo e' un ''abuso di potere'' che in un paese civile ''andrebbe fermato con le forze armate''. L'Udc con Pier Ferdinando Casini lancia un appello a far lavorare i magistrati che devono decidere sulle liste escluse. I centristi, di fronte a un gesto di distensione del governo si dicono pero' pronti a ragionare. Qualsiasi scelta, pero', deve essere presa con ''il consenso'', sottolinea Rocco Buttiglione.
La riunione del Cdm, insomma, arriva dopo una giornata di contatti costanti, lontano dai riflettori, per sondare le opposizioni, Pd e Udc in particolare. Al di la' delle dichiarazioni, tutti tengono aperti i canali di comunicazione con l'esecutivo, soprattutto tramite il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. E se ieri c'era stato l'altola' del Quirinale, oggi, di fronte ad una ipotesi di decreto meramente "interpretativo" il Colle lascia intendere che vi sarebbe una disponibilita' a valutare il provvedimento.
Tutti hanno parlato con tutti, insomma, e anche il presidente della Camera Gianfranco Fini, non sarebbe rimasto esclusivamente concentrato sul suo viaggio odierno a Napoli. A palazzo Grazioli, nel primo pomeriggio, il premier ha riunito alcuni ministri come Angelino Alfano, Ignazio La Russa, Altero Matteoli, Roberto Calderoli,Sandro Bondi.
Al termine, l'annuncio del Consiglio dei ministri con l'ipotesi piu' accreditata di un decreto interpretativo volto a consentire, tramite l'eliminazione di margini di discrezionalita' degli uffici elettorali, un superamento del "pasticcio" creatosi con le liste elettorali del Pdl. Dura l'opposizione del Pd: Bersani sgombra il campo dei suoi da ogni dubbio: "Non siamo disposti" all'accordo, "devo dirlo anche in cinese?''.
E per questo incorre negli strali del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti: ''Le regole della sinistra sono semplici: dire no, no, sempre no, altrimenti Di Pietro si arrabbia". Serio il richiamo del presidente del Copasir, Massimo D'Alema, che avverte l'esecutivo: "Il governo sia cauto nel prendere decisioni la cui gravita' dal punto di vista dei normali rapporti in un Paese civile potrebbero essere veramente pesanti". E precisa: "Vedremo di che cosa si tratta, per quello che si capisce, il governo ha rinunciato a cambiare la normativa in corso d'opera che sarebbe stata una cosa gravissima".
"Bisognera' vedere che cosa si intende per un decreto interpretativo -sottolinea D'Alema- io credo che il governo sia ben consapevole che cambiare le regole del gioco durante lo svolgimento della competizione elettorale e' cosa che e' totalmente estranea alla civilta' democratica".
Dai centristi arrivano in giornata messaggi duri nella forma ma aperti nella sostanza. Il presidente dell'Udc Buttiglione esorta il governo a "non peggiorare la situazione con atti di forza" ma ammette l'esistenza di un "problema democratico". Il leader Pier Ferdinando Casini si limita a ricordare che la questione "e' in mano ai magistrati" ma mette in guardia dall'inserire nella vicenda anche le elezioni comunali di Bologna, che invece deve restare fuori dal "mercato delle vacche".
Molto allarmati sono Italia dei valori e i partiti piu' piccoli della sinistra. Il leader Idv Antonio Di Pietro non lascia spazio a equivoci: ''Solo in un paese a regime fascista si puo' pensare che vengano cambiate le regole mentre si gioca la partita elettorale". In realta', secondo l'ex pm, vi sarebbero gli strumenti "tecnici e giuridici per valutare serenamente l'ammissibilita' delle liste, come e' stato dimostrato nel caso Polverini per il Lazio, ma non puo' essere accettabile che soltanto perche' una delle liste che e' stata esclusa e' del Popolo della Liberta' si debbano cambiare le regole del gioco''.
Per Di Pietro, ''questo e' un vero e proprio golpe contro il quale occorre opporsi con una chiamata alle armi democratiche. Scenderemo in piazza -annuncia- con una grande mobilitazione di tutte le forze sociali e politiche. E' l'ennesimo provvedimento ad hoc, fatto ad uso e consumo dei soliti noti, che calpesta regole, diritti e Costituzione''. Dal governo arrriva, sottolinea l'ex pm, un'operazoine ''degna dei peggiori regimi: non c'e' piu' il senso del limite e del diritto''. E aggiunge: si tratta di ''un palese abuso di potere che in uno Stato di diritto andrebbe bloccato con l'intervento delle forze armate al fine di fermare il dittatore''.
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Regionali-governo-vara-il-decreto-salva-liste-Lopposizione-insorge_81382844.html
La decisione al termine di una giornata convulsa che ha visto l'ultimo atto nella sala dei ministri di Palazzo Chigi. Fino all'ultimo, il testo e' stato limato e rivisto, tenendo conto delle indicazioni del Quirinale che aveva messo in chiaro la sua disponibilita' a valutare esclusivamente un provvedimento interpretativo e non innovativo delle norme che regolano le procedure per la presentazione delle liste elettorali.
A Cdm in corso, Silvio Berlusconi era intervenuto telefonicamente con una manifestazione elettorale per il candidato del Pdl in Puglia, Rocco Palese: ''Speriamo di poter ritornare a dare diritto di voto ai nostri elettori del Lazio e della Lombardia'', aveva auspicato. La scelta di ricorrere al decreto interpretativo fa insorgere l'opposizione.
Pier Luigi Bersani parla di ''un trucco'', ribadendo il no del Pd a ''scorciatoie''. Mentre Antonio Di Pietro invoca la piazza e annuncia una ''chiamata alle armi democratica''. Poi in serata alza ancora il tiro: l'intervento del governo e' un ''abuso di potere'' che in un paese civile ''andrebbe fermato con le forze armate''. L'Udc con Pier Ferdinando Casini lancia un appello a far lavorare i magistrati che devono decidere sulle liste escluse. I centristi, di fronte a un gesto di distensione del governo si dicono pero' pronti a ragionare. Qualsiasi scelta, pero', deve essere presa con ''il consenso'', sottolinea Rocco Buttiglione.
La riunione del Cdm, insomma, arriva dopo una giornata di contatti costanti, lontano dai riflettori, per sondare le opposizioni, Pd e Udc in particolare. Al di la' delle dichiarazioni, tutti tengono aperti i canali di comunicazione con l'esecutivo, soprattutto tramite il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. E se ieri c'era stato l'altola' del Quirinale, oggi, di fronte ad una ipotesi di decreto meramente "interpretativo" il Colle lascia intendere che vi sarebbe una disponibilita' a valutare il provvedimento.
Tutti hanno parlato con tutti, insomma, e anche il presidente della Camera Gianfranco Fini, non sarebbe rimasto esclusivamente concentrato sul suo viaggio odierno a Napoli. A palazzo Grazioli, nel primo pomeriggio, il premier ha riunito alcuni ministri come Angelino Alfano, Ignazio La Russa, Altero Matteoli, Roberto Calderoli,Sandro Bondi.
Al termine, l'annuncio del Consiglio dei ministri con l'ipotesi piu' accreditata di un decreto interpretativo volto a consentire, tramite l'eliminazione di margini di discrezionalita' degli uffici elettorali, un superamento del "pasticcio" creatosi con le liste elettorali del Pdl. Dura l'opposizione del Pd: Bersani sgombra il campo dei suoi da ogni dubbio: "Non siamo disposti" all'accordo, "devo dirlo anche in cinese?''.
E per questo incorre negli strali del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti: ''Le regole della sinistra sono semplici: dire no, no, sempre no, altrimenti Di Pietro si arrabbia". Serio il richiamo del presidente del Copasir, Massimo D'Alema, che avverte l'esecutivo: "Il governo sia cauto nel prendere decisioni la cui gravita' dal punto di vista dei normali rapporti in un Paese civile potrebbero essere veramente pesanti". E precisa: "Vedremo di che cosa si tratta, per quello che si capisce, il governo ha rinunciato a cambiare la normativa in corso d'opera che sarebbe stata una cosa gravissima".
"Bisognera' vedere che cosa si intende per un decreto interpretativo -sottolinea D'Alema- io credo che il governo sia ben consapevole che cambiare le regole del gioco durante lo svolgimento della competizione elettorale e' cosa che e' totalmente estranea alla civilta' democratica".
Dai centristi arrivano in giornata messaggi duri nella forma ma aperti nella sostanza. Il presidente dell'Udc Buttiglione esorta il governo a "non peggiorare la situazione con atti di forza" ma ammette l'esistenza di un "problema democratico". Il leader Pier Ferdinando Casini si limita a ricordare che la questione "e' in mano ai magistrati" ma mette in guardia dall'inserire nella vicenda anche le elezioni comunali di Bologna, che invece deve restare fuori dal "mercato delle vacche".
Molto allarmati sono Italia dei valori e i partiti piu' piccoli della sinistra. Il leader Idv Antonio Di Pietro non lascia spazio a equivoci: ''Solo in un paese a regime fascista si puo' pensare che vengano cambiate le regole mentre si gioca la partita elettorale". In realta', secondo l'ex pm, vi sarebbero gli strumenti "tecnici e giuridici per valutare serenamente l'ammissibilita' delle liste, come e' stato dimostrato nel caso Polverini per il Lazio, ma non puo' essere accettabile che soltanto perche' una delle liste che e' stata esclusa e' del Popolo della Liberta' si debbano cambiare le regole del gioco''.
Per Di Pietro, ''questo e' un vero e proprio golpe contro il quale occorre opporsi con una chiamata alle armi democratiche. Scenderemo in piazza -annuncia- con una grande mobilitazione di tutte le forze sociali e politiche. E' l'ennesimo provvedimento ad hoc, fatto ad uso e consumo dei soliti noti, che calpesta regole, diritti e Costituzione''. Dal governo arrriva, sottolinea l'ex pm, un'operazoine ''degna dei peggiori regimi: non c'e' piu' il senso del limite e del diritto''. E aggiunge: si tratta di ''un palese abuso di potere che in uno Stato di diritto andrebbe bloccato con l'intervento delle forze armate al fine di fermare il dittatore''.
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Regionali-governo-vara-il-decreto-salva-liste-Lopposizione-insorge_81382844.html
I L T E S T O D E L D E C R E T O T R U F F A
Decreto legge recante interpretazione autentica di disposizioni del procedimento elettorale e relativa disciplina di attuazione
ARTICOLO 1
Interpretazione autentica
degli articoli 9 e 10 della legge
17 febbraio 1968 n. 108
1.Il primo comma dell'articolo 9 della legge 17 febbraio 1968, n. 108, si interpreta nel senso che il rispetto dei termini orari di presentazioni delle liste si considera assolto quando, entro gli stessi, i delegati incaricati della presentazione delle liste muniti della prescritta documentazione hanno fatto ingresso nei locali del Tribunale o della Corte d'appello. La presenza entro il termine di legge nei locali del Tribunale o della Corte d'appello dei delegati può essere provata con ogni mezzo idoneo.
2.Il terzo comma dell'articolo 9 della legge 17 febbraio 1968 n. 108 si interpreta nel senso che le firme si considerano valide anche se l'autenticazione non risulti corredata da tutti gli elementi richiesti dall'articolo 21, comma 2, ultima parte, del decreto del presidente della Repubblica 28 dicembre 2000 n. 445, purché tali dati siano comunque desumibili in modo univoco da altri elementi presenti nella documentazione prodotta. In particolare, la regolarità dell'autenticazione delle firme non è comunque inficiata dalla presenza di un'irregolarità meramente formale quale la mancanza o la non leggibilità del timbro dell'autorità autenticante, del luogo di autenticazione nonché della qualità dell'autorità autenticante.
3.Il quinto comma dell'articolo 10 della legge 17 febbraio 1968, n. 108, si interpreta nel senso che le decisioni di ammissione di liste di candidati o di singoli candidati da parte dell'ufficio centrale regionale sono definitive, non revocabili o modificabili dallo stesso ufficio. Contro le decisioni di ammissione può essere proposto esclusivamente ricorso al giudice amministrativo solo da chi vi abbia interesse. Contro le decisioni di eliminazioni di liste di candidati oppure di singoli candidati è invece ammesso ricorso allo stesso ufficio centrale regionale, che può essere presentato, entro 24 ore dalla comunicazione, solo dai delegati della lista alla quale la decisione si riferisce.
4.Le disposizioni del presente articolo si applicano anche alle operazioni e ad ogni altra attività relative alle elezioni regionali, in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto legge. Ai fini dell'applicazione del comma 1 la presentazione delle liste può essere effettuata dalle ore 8 alle ore 16 del primo giorno non festivo a quello di entrata in vigore del presente decreto.
ARTICOLO 2
Norma di coordinamento
del procedimento elettorale
1. Limitatamente alle consultazioni per il rinnovo degli organi delle regioni a statuto ordinario fissate per il 28 e 29 marzo 2010, l'affissione del manifesto recante le liste e le candidature ammesse deve avvenire a cura dei sindaci, non oltre il sesto giorno antecedente la data della votazione.
ARTICOLO 3
Entrata in vigore
Il presente decreto entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione nella «Gazzetta Ufficiale» della Repubblica italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.
Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sarà inserito nella raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. É fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e farlo osservare.
ARTICOLO 1
Interpretazione autentica
degli articoli 9 e 10 della legge
17 febbraio 1968 n. 108
1.Il primo comma dell'articolo 9 della legge 17 febbraio 1968, n. 108, si interpreta nel senso che il rispetto dei termini orari di presentazioni delle liste si considera assolto quando, entro gli stessi, i delegati incaricati della presentazione delle liste muniti della prescritta documentazione hanno fatto ingresso nei locali del Tribunale o della Corte d'appello. La presenza entro il termine di legge nei locali del Tribunale o della Corte d'appello dei delegati può essere provata con ogni mezzo idoneo.
2.Il terzo comma dell'articolo 9 della legge 17 febbraio 1968 n. 108 si interpreta nel senso che le firme si considerano valide anche se l'autenticazione non risulti corredata da tutti gli elementi richiesti dall'articolo 21, comma 2, ultima parte, del decreto del presidente della Repubblica 28 dicembre 2000 n. 445, purché tali dati siano comunque desumibili in modo univoco da altri elementi presenti nella documentazione prodotta. In particolare, la regolarità dell'autenticazione delle firme non è comunque inficiata dalla presenza di un'irregolarità meramente formale quale la mancanza o la non leggibilità del timbro dell'autorità autenticante, del luogo di autenticazione nonché della qualità dell'autorità autenticante.
3.Il quinto comma dell'articolo 10 della legge 17 febbraio 1968, n. 108, si interpreta nel senso che le decisioni di ammissione di liste di candidati o di singoli candidati da parte dell'ufficio centrale regionale sono definitive, non revocabili o modificabili dallo stesso ufficio. Contro le decisioni di ammissione può essere proposto esclusivamente ricorso al giudice amministrativo solo da chi vi abbia interesse. Contro le decisioni di eliminazioni di liste di candidati oppure di singoli candidati è invece ammesso ricorso allo stesso ufficio centrale regionale, che può essere presentato, entro 24 ore dalla comunicazione, solo dai delegati della lista alla quale la decisione si riferisce.
4.Le disposizioni del presente articolo si applicano anche alle operazioni e ad ogni altra attività relative alle elezioni regionali, in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto legge. Ai fini dell'applicazione del comma 1 la presentazione delle liste può essere effettuata dalle ore 8 alle ore 16 del primo giorno non festivo a quello di entrata in vigore del presente decreto.
ARTICOLO 2
Norma di coordinamento
del procedimento elettorale
1. Limitatamente alle consultazioni per il rinnovo degli organi delle regioni a statuto ordinario fissate per il 28 e 29 marzo 2010, l'affissione del manifesto recante le liste e le candidature ammesse deve avvenire a cura dei sindaci, non oltre il sesto giorno antecedente la data della votazione.
ARTICOLO 3
Entrata in vigore
Il presente decreto entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione nella «Gazzetta Ufficiale» della Repubblica italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.
Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sarà inserito nella raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. É fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e farlo osservare.
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